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Terza Puntata: Tash Rabat, Kazarman, Osh, Peak Lenin.

Tash Rabat – Kazarman

Giornata di saluti, Cristiano deve far rientro a Bishkek. E un po’ ci dispiace. Che poi alla fine non è tanto male come compagno di viaggio, a parte che russa come un orso con il naso tappato, beve come un muratore russo e da ubriaco sbiascica come uno psicologo bulgaro che non si capisce nulla.

Ripercorriamo a ritroso la pista di ieri fino all’incrocio principale con la A365 che da Turugat porta a Naryn. Noi a Sud, Crisiano a Nord.
Ciao amico a presto!

pista di brecciaTash Rabat - Kazarman Tash Rabat - KazarmanNonno Peppeterza-puntata-viaggio-in-pamir-e-wakhan-sporcoendurista-5

Qualche metro di asfalto ed eccoci subito fuori su una pista che ci porta dai 3000 ai 3600 metri nel giro di poche curve di breccia smossa. E poi ancora giù e su. Questi cambi repentini di altitudine ci sfiancano il fisico. Arriviamo in serata abbastanza provati a Kazarman, il solito paesino di passaggio con nulla attorno, nulla al centro e nulla da fare.
Consultiamo la Lonely Planet che ci consiglia una guest-house di cui non ricordo il nome. La signora che gestisce la guest-house è antipatica come un fazzoletto di catarro. Ci stressa con la pulizia delle stanze, cosa assurda vista la quantità di polvere depositata sulle mille bomboniere russe che ha sui mobili.
Prendiamo uno stanzone e ci rilassiamo sui tappeti più impolverati di noi bevendo the e biscottini secchi.

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Assieme a noi nella guest-house c’è una turista tedesca che viaggia da sola e sono giorni che non vede nessuno. Appena arrivati le si illuminano gli occhi e attacca a parlare senza pause tra una parola e l’altra. Non appena uno riesce a sganciarsi con qualsiasi scusa possibile “devo annaffiare i fiori”, “devo registrare il gioco valvole”, “devo controllare il sifone del KTM” lei attacca subito con qualcun altro. C’è chi addirittura per sfuggirle si butta a terra fingendosi morto con occhi vitrei e bava alla bocca.
E così tutta sera in compagnia di Miss Radiolina Isterica.

Riposo!

Evitiamo la strada principale che porta da Kazarman ad Osh, tutta dritta e piena di polvere, e scegliamo invece una strada secondaria, tutta curve e piena di polvere.
La strada si rivela una pista di breccia, pietre e terra. Cerchiamo di guidare a distanza per restar fuori dai nuvoloni di polvere che alzano le moto e per non mangiarne quintali. Bello vedere la sagoma della moto che mi precede tra la polvere in controluce.
Anche oggi saliscendi vertiginosi tra curve e precipizi. Attraversiamo paesaggi alpini con alte montagne, prati in fiore e pini verdi per poi immergersi tra rocce secche e rosso vivo che sembra di essere ad Alice Spring in Australia.

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Scesi nella valle di Osh ci accoglie un caldo spaventoso, soffocante e asfissiante. Entrati in città e restiamo bloccati nel traffico.

Sudati da fare schifo con la polvere che ci si impiastra tra chiappe e cosce tipo budino scaduto ci fermiamo. Questa dovrebbe essere l’ultima grande città prima di entrare in Pamir. Per restare umani decidiamo di fare un giorno di pausa, per recuperare le forze, lavare un po’ di biancheria e magari dormire in un letto comodo.
Scegliamo la TES Gues-house (http://oshtestravel.com/) straconsigliatissimo.
Mentre gli altri escono in perlustrazione, io e la mia ernia cervicale, Francesca con la sua caviglia dolorante e Nonno Peppe con febbre alta restiamo in stanza che sembra di stare in ospedale.

Ci tengo a segnalare che prima di arrivare alla TES Gues-House attraversando un ponte pedonale Riccardo con la sua fiammante e potente e performante KTM LC8 990 Adventure ha avuto paura nell’affrontare 3 (tre) gradini per scendere dal ponte.

Osh

Giornata di relax e ne approfittiamo per rimettere in sesto le moto. Riccardo ingrassa catena, regola pressione gomme, controlla olio, pulisce il filtro. Io e l’Afgano al massimo diamo una lucidata alla carena per attaccare qualche adesivo e fare i fighi.

Facciamo un giro da Patrik di Muz Too (http://muztoo.ch/) uno svizzero che si è trasferito in Kirghistan e noleggia moto e organizza tour da queste parti.
Pulisco il filtro alla mia Africa Twin visto che nei prossimi giorni saliremo di quota e la carburazione è un po’ scorbutica. Patrik inoltre mi consiglia di procurarmi delle calze da donna con cui sostituire il filtro aria se in cima il motore non dovesse andare.

bucato sporcoenduristacalze da donna per sostituire il filtro aria Patrik di Muz Too

Il pomeriggio lo passiamo a spasso in città. Facciamo un giro al mercato per comprare qualche souvenir, una t-shirt da indossare e poi regalare una volta rientrati, olio motore, una torta per Tiziana visto che è il suo compleanno.

Riccardo perde con onore una avvincente partita a scacchi Kirghizistan-Italia.

partita a scacchi Kirghizistan Italia 10-osh-Kirghizistan 11-Osh-Kirghizistan 12-Osh-Kirghizistan 13-Riccardo-Petrocco 14-terza-puntata-viaggio-in-pamir-e-wakhan-sporcoendurista-OSH

Veniamo da giorni in cui abbiamo mangiato male e poco: pezzi di pane e burro, pezzi di pane e marmellata, pezzi di pane e basta.
Stasera scegliamoci un buon ristorante!
Ordiniamo della carne guardando le immagini del menu. La ordiniamo alla cameriera mettendoci a 4 zampe e facendo il verso “muuuuu” “muuuuu” e mentre gli altri avventori del ristorante ci guardano ci assicuriamo che lei abbia capito:
“Non vogliamo carne di MONTONE, iu andestend!”
“Da da da, Yes, Yes, Yes”

Io non so, io non lo voglio sapere. Forse il cuoco ci ha visto italiani e quindi con innato un gusto affinato ed elevato e ha voluto dare il meglio di se sentendosi come un concorrente di Master Chef.
Io non so, io non lo voglio sapere…. ma a tavola ci servono un pezzo di carne fritto e impanato con sopra una fetta di burro grossa come un mattone di tufo. Ci avviciniamo al piatto con il naso ma l’odore è l’ormai arcinota, fetente e quasi nauseabonda puzza di montone ruspante.

“Noooooooo!”

Grosse discussioni con la cameriera, che poi chiama la caposala, che poi chiama la direttrice, che poi arriva il cuoco a cui spieghiamo per l’ennesima volta “muuuuu” “muuuu” “vogliamo carne di muuuuuuucca e non di montone”
E tra un “muuuuu” e un “beeeee” e un “blblblblbl” (olio che frigge) il cuoco ci fa capire che sa di montone perchè lui cuoce tutto nel grasso di montone!
“E grazie al ca.. al montone!”
Per fortuna ci scalano i tre piatti dal conto. Andiamo in un supermarket H24 e compriamo qualcosa per cenare. Nonno Peppe sceglie delle scatolette di patè di gabbiano.

La tenda 4 stagioni

Prima di lasciare Osh e partire per il Peak Lenin passiamo sotto la statua di Lenin che si trova proprio vicino la nostra guest-house, è una delle più grandi rimaste di tutta l’Asia centrale.

statua di Leninkacca bambini Asia centrale

La strada che collega Osh a Sary-Tash dove c’è il bivio che porta poi al Peak Lenin è stupenda, 180 kilometri di asfalto e curve. Si affrontano due passi: il primo a 2400metri, il secondo invece è a 3615metri e l’altezza si fa sentire. Questa strada è la prima parte della famosissima M41, la Pamir Highway, la più importante e forse l’unica strada degna di essere chiamata tale di tutto il Pamir.

Il Peak Lenin si trova proprio sul confine tra Kirghizistan e Tajikistan. La sua vetta tocca i 7134 metri ed è meta di molti alpinisti. Dal versante Kirghiso la si raggiunge lasciando la strada principale dopo Sary-Tash e prendendo una pista che attraversa un piano brullo e punta dritta verso il campo base ai piedi della montagna.
Prima di questa pista c’è un posto di blocco militare. Vedendoci arrivare ci fermano per i soliti controlli, ma una volta che Viky s’è tolta il casco, il comandante viene folgorato dalla sua bellezza bionda e nordica e fa di tutto per tenerci bloccati e per poter parlare con lei. Interviene Riccardo con fare minaccioso e mettendosi tra Viky e il comandante imbruttisce a quest’ultimo dicendo “Lei è la mia donna!”
“Bene. arrestatelo!” Risponde prontamente il comandante.

riccardostrada per il Peak Lenin strada per il Peak LeninPeak Lenin tra Kirghizistan e Tajikistan Peak Lenin tra Kirghizistan e Tajikistan Peak Lenin tra Kirghizistan e Tajikistan
Solo dopo ore di estenuanti trattative riusciamo a convincere il comandante di lasciarci andare.
Questo ci fa perdere tempo sulla tabella di marcia e veniamo fermati ormai che è quasi sera da un secondo posto di blocco a qualche centinaio di metri dal campo base, dove avremmo voluto dormire.
Niente da fare, non si passa. Chiediamo allora il permesso di restare perchè troppo tardi per ritornare indietro. I militari acconsentono solo dopo aver parlato con un vecchio che vive lì.

Tiriamo fuori tende e sacchi a pelo e ci accingiamo a passare la nostra prima notte in campeggio. Il tempo non promette nulla di buono, non appena una nuvola eclissa il sole la temperatura scende vertiginosamente.

Io dormo con Tiziana e l’Afgano e gli do una mano a montare la tenda, ma noto qualcosa di strano: a parte il fatto che c’è ancora l’etichetta e il prezzo segno che l’Afgano l’ha comprata da Decathlon solo il giorno prima di partire e non ha nemmeno aperto la confezione; e poi i teli sembrano essere troppo leggeri. Lo faccio notare ad Andrea che tutto contento dice che questa fantastica tenda è 4 stagioni.
Finito di montare e tirato su il telo noto una preoccupante scritta che mi anticipa una notte drammatica e in cattiva compagnia: “Air Fresh 4 Seasons”.

“Afgà…. Ma li mortacci… 4 Stagioni eh?! E quali sarebbero ste 4 stagioni:
– Summer,
– Summer hot,
– Spring e
– Spring soft”

Passiamo tutta la notte a battere i denti tutti e tre abbracciati, io sottovento semi assiderato con la finestrella traforata che non si può chiudere. Il fiato ghiacciato non appena uscito dalla bocca assieme alle bestemmie e alle maledizioni contro l’Afgano.
Avrei voluto strozzarlo durante la notte ma faceva troppo freddo e non riuscivo a tirare fuori le mani dal sacco a pelo: “Maledetto!”

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