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Faggi e castagni, e un pianoro carsico dominato da montagne tra le più belle del Lazio. Quando arriva l’autunno penso sempre di tornare ai Lepini. E quest’anno mi son detto: ci torno per farci enduro. A novembre. Ma siccome non di sola moto vive l’uomo, l’idea è stata completare il giro in moto con un bel pranzo a base di arrosticini di pecora alla brace.

Sole e freddo: questo è l’autunno che mi piace. Cielo terso, brillante. Siamo solo in due, Peggio e Dadotwin. Una strada asfaltata fatta col pennello, e si arriva alla prima sterrata. Pensavo che sarebbe stata facile, di quelle in cui puoi lasciar correre la moto e goderti il panorama. Guardando Google Earth sembra tutto semplice: davanti allo schermo del pc ti scordi di avere una moto che supera i 200 chili e ignori le pendenze.

Invece…una faticosa salita di pietre smosse, parecchi tornanti. Pochi metri, e i nostri pile sono già bagnati. Dadotwin, dopo essersi bloccato sulla prima pietraia, avanza regolare e tranquillo, con la sua Africa Twin. So che sta pensando ai riser che dice sempre di voler montare. Raggiungiamo il Passo, dove ci riposiamo un po’ accanto ad una rosa dei venti in pietra. Più oltre, la sterrata si fa proibitiva, per moto come le nostre. Allora giriamo le moto e torniamo indietro. Ma se la salita era stata faticosa, lo stesso percorso in discesa ci fa sudare un bel po’: scuola di maxienduro. E cado, in un tornante dove mi ero piantato anche all’andata: troppa pendenza, fondo di fogliame umido su pietre lisce e viscide. Altri segni sulla mia F800 GS. Però è tutto bello, molto bello da vivere.

Uno spuntino al fontanile e guadagnamo il pianoro: è sempre stupendo, da togliere il fiato. Ognuno ha i propri luoghi del cuore. Per me, questo è uno dei più cari. Cavalli al pascolo, liberi. Alberi sempreverdi e faggi, prati, rocce, doline e misteriosi inghiottoi. Una conca di sole e colori, che attraversiamo spediti, ricominciando a salire un’altra montagna. Dall’alto, attraverso il bosco, gettiamo uno sguardo su tutta la valle.
Qualche foto e torniamo giù, per fare la brace. La temperatura è scesa, ora ci sono 5 gradi e sentiamo un po’ freddo. Ma perchè ho portato i guanti estivi? Nell’area attrezzata, un gruppo di giovani Romeni sta finendo di mangiare. Ascoltano una buffa musica disco-balcanica, e ci offrono del vino portato dal loro paese, versandolo da una damigiana: sembra di uva fragola, il colore è prossimo al fucsia. Ma come si dice, “a caval donato…”.
Se ne vanno dopo poco. La brace del nostro piccolo focolare è venuta bene. I nostri arrosticini sono favolosi, e li dividiamo con una coppia di escursionisti che contraccambiano con verdura fresca e frutta. Il sole sparisce presto dietro le cime, ora è meglio tornare a casa.

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