TSP17 - L'aperireport

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Maculato
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da Maculato »

Boga ha scritto: 16/06/2017, 13:10Che bellezza!
Anche tu preferisci le sculacciate?
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Boga
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da Boga »

No a me piacciono le mollette per i panni.
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Peggio
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da Peggio »

Non vedo l'ora che questo report al sugo di 'nduja scalzi dalla home page tutti gli altri
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Maculato
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da Maculato »

Boga ha scritto: 16/06/2017, 19:48 No a me piacciono le mollette per i panni.
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batarisTA
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da batarisTA »

Ma n'do l'avete messa a dormire la signora bionda? :o :shock:
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Maculato
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da Maculato »

L’aperipaddok è stato solo l’inizio

Mentre finiamo di montare il misterioso contenuto della misteriosa scatola da scarpe, arrivano in continuazione bottiglie di birra gelata. Sarà il caldo, sarà che sono distratto dalle cose che sto facendo, continuo a mandare giù più per sete che per voglia di bere birra. Quando è ormai è troppo tardi mi torna in mente che cosa mi succede quando bevo. Un po’ come dire anche l’occhio vuole la sua parte. Seduto a tavola riesco a guardare in faccia due persone contemporaneamente. Finalmente collego gli ultimi fili, stringo le ultime viti e mi godo il momento più atteso del sabato: L’Aperipaddok. Tutti sotto la tenda del motorhome per l’aperitivo. Mica siamo ufficiali per niente.
Anna si presenta tuttamapropriotutta vestita di nero. Ci saremmo aspettati il classico tubino nero, un filo di rimmel e due gocce di Opium di Lancome (scusate, ma è uno degli sponsor che permetterà al Prostateam di partecipare al Campionato Motorally 2018). Invece si presenta in pantaloni neri e scarpe da ginnastica nere. Non è proprio il tubino ma è sempre meglio di chi si è presentato in bermuda ed infradito senza nemmeno essersi depilato.
Per accompagnare i fiumi di birra e i fiumi di parole (cit. Jalisse) che scorrono in tutti i laghi e in tutti i luoghi (cit: Valerio Scanu) mangiamo delle squisite patatine dadaiste. Delle appetitosissime patatine dal gusto moderno; proprio adatte al nostro aperipaddok. Non so esattamente a che gusto fossero, la vista era troppo impegnata a controllare dove mettessi le mani per leggere gli ingredienti. Mi ricordo però il gusto. Una confezione credo sapesse di ferodo e kerosene mentre l’altra al benzopirene. A sentire la descrizione ci si potrebbe anche meravigliare o, perché no, anche schifare; ma a mangiarle avevano un loro perché. Sì, un loro perché. Perché le hanno comperate? Comunque le abbiamo finite.
Mentre deliziamo in nostri palati con le benzopatate notiamo che il parcheggio, che per tutto il pomeriggio sembrava il set di un film di Sergio Leone, uno spiazzo desolato e polveroso battuto da un sole impietoso, comincia lentamente a riempirsi di macchine. Tante piccole utilitarie dalle quali scendono arzilli vegliardi vestiti a festa. Mi sa che questa sera si poga di brutto, dico con la cinica sarcasmo. Quello che sto per raccontarvi dimostrerà che il mio sarcasmo era fuori luogo e soprattutto molto lontano dalla realtà.
Il parcheggio nel frattempo è diventato una distesa di macchine intersecate l’une alle altre. Disposte secondo un principio di caos organizzato tipo ingorgo alla rotatoria di Piazza Mancini ad ora di punta quando c’è sciopero dei mezzi e il derby Roma-Lazio all’Olimpico.
Mentre noi ceniamo la musica comincia a pompare di brutto e, Angela e la sua orchestra, attrazione della serata, danno veramente le carte. E tutto un susseguirsi di Tanghi, Manzurche, Cha-cha, Rumbe e Passi Doble. Valzer no, di quelli non ne hanno suonati.
Mentre l’orchestra suona e Angela canta, io ripenso alle persone che abbiamo visto entrare. Dopo un paio d’ore a quel ritmo penso siano tutti morti e che, tra un po’ li vedremo portare fuori a braccio perché le ambulanze non possono arrivare fino all’ingresso. Per come hanno parcheggiato se lo meriterebbero pure a dire il vero. Ma invece no, anche questa volta mi sono sbagliato. Noi capitoliamo suonando l’ammaina bandiera. Tutti a nanna che domani c’è da guidare.
Vedere certe cose può veramente creare dei traumi anche ai caratteri più coriacei, figurarsi quando le cose le vedi doppie. Mi addormento con negli occhi l’immagine di Girolamo e 3g in mutande che si sdraiano sul letto per dormire. Forse mano nella mano ma non vedo fin lassù.
La musica, che nel frattempo non ha smesso un secondo, continua a fare da colonna sonora e ci accompagna al sonno; dai, poteva andare peggio, poteva essere un raduno di fan di Gigi D’Alessio. S’è fatta mezzanotte, la musica si tace. Penso che c’è scappato il morto o sono arrivate le Forze dell’Ordine chiamate dai tossici del centro sociale occupato che non potevano dormire a causa del rumore. Invece mi sbaglio ancora una volta.
Cessa la musica e comincia la riffa. Sorteggio con estrazione a premi. Ma che minchia ci mettono nell’adesivo per dentiere?
Penso: dai, finita la riffa, tutti a casa a dormire che domani c’è il mercato. Manco per il cazzo. Finita la lotteria ricomincia la musica. Fino alle 2. Gianni Morandi a questi gli spiccia casa.
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batarisTA
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da batarisTA »

Macula', me sa' che a te Camilleri te spiccia casa.... :mrgreen:
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triplo
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da triplo »

Sticazzi della transappenninica. Rendi romanzabile anche la fila alle casse della lidl. :D
Al momento, turandomi il naso, ho stretto un'alleanza politica per tornaconto personale ma appena sgarra.....:

VOTA anche tu PAM (Partito Anti Moroboschi), libera la mente, libera il forum....LIBERA L'ITALIA.

Sarai ricompensato con due euro.
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da bender »

triplo ha scritto: 17/06/2017, 12:58 Sticazzi della transappenninica. Rendi romanzabile anche la fila alle casse della lidl. :D

pensa dopo che ha preso un centinaio di sculacciate che ti combina!!! :D
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Maculato
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Re: TSP17 - L'aperireport

Messaggio da Maculato »

Si parte
Dopo le esperienze del Kikka raduno e qualche altra nottata a Sant’Angelo in Vado pensavo di fare la notte bianca. I ragazzi sono persone di cuore ma anche altri organi del loro corpo riescono a suonare le giuste note per tenerti sveglio. E invece no. Dormono come i pupi. Niente sfinteri ululanti ne russate sinfoniche. Nemmeno il liquore al finocchietto e peperoncino li ha fatti russare. Anzi, hanno digerito alla grande e si sono addormentati come i pupi. L’unico organo che notte tempo ci tradirà sarà stata la prostata.
La birra, il vino, l’acqua per fare passare la sete dovuta alla calura, due o tre giri di liquore e è sei del gatto. La prostata è una bestiaccia. Se ne sta li per tutta la vita avvolta all’uretra. Non la vedi e non la senti per tutto il giorno. Vai pure in bici per fare il giovane e in moto come se il peso lo poggiassi sulle ginocchia. E lei niente, non si vede e non si sente. Poi si fa notte. Siccome sei previdente, vai in bagno prima di andare a dormire. Ti metti a letto, ti rialzi e vai di nuovo in bagno. Pensi: t’ho fregata!
Ti stendi e cadi tra le braccia di Morfeo. Dormi malgrado la musica del dancing, la riffa e le rumbe sfrenate dei vegliardi. E tu dormi come un pupo. Poi… zac! La prostata si sveglia vendicativa come un sicario ninja del basso impero. S’allenta, scioglie dal suo caldo abbraccio l’uretra e, se non ti alzi di corsa, ti pisci sotto. E come se niente fosse ti trovi in piedi davanti la porta del Camper per uscire e andare per campi. Cioè, nel parcheggio polveroso che ha visto, fino a qualche ora prima, impazzare il club delle dentiere roventi.
S’è fatto giorno e ci alziamo prima che suonino le sveglie. Dove non ha potuto la prostata ha potuto la luce. Comincia il rito della vestizione che manco i crociati quando partivano per la terra santa. Siamo tutti pronti o quasi. Manca Anna. Arriva che il sole è alto.
Il parcheggio comincia a riempirsi di motociclisti. Andiamo a fare l’iscrizione e prendiamo il roadbook. Come nella migliore delle previsioni, ci mettiamo una cifra di tempo a caricare il rotolo sulla mia scatola a manovella, sarà pure una scatola elettrica accroccata con un tubo del gas ma almeno e grande abbastanza per farci entrare le mani. Ancora di più a caricare il rotolo sull’attrezzo multielettrico di Anna. Stretto come le tasche di uno scozzese. Ma ce l’abbiamo fatta a partire per ultimi anche questa volta.
Corrono i chilometri e le note. Quasi tutte giuste, una sbagliata. Poco male, seguiamo la corrente e ci caviamo fuori dagli impicci. Ancora caldo, pietre, note e una gara di ciclisti con cui ci incrociamo ogni volta che usciamo dagli sterrati e ci immettiamo sull’asfalto. Andiamo tranquilli fino a quando Gabriele, Girolamo e io che apriamo la carovana non ci perdiamo.
E ci perdiamo sì. Da un po’ di tempo, quando metto in moto, il trip si resetta. Poco male, penso io, recupero le distanze con i pulsantini.
Ma il trip è maledetto e vendicativo. Lui non è che si resetta e azzera i chilometri e basta. Questo gran figlio di un ninja e di una prostata si resetta e invece di segnare le distanze in chilometri le comincia a segnare in miglia. Ovviamente ci perdiamo e continuiamo a perderci ad ogni nota. Realizziamo del casino quando restiamo bloccati nel bel mezzo della gara di ciclismo. Ovviamente dobbiamo aspettare che passi la macchina scopa per potere ripercorrere la strada al contrario per evitare di incollarsi pure qualche ciclista. Finalmente ci ricongiungiamo con il resto del gruppo e continuiamo la nostra strada.
Tutto scorre più o meno bene ma s’è fatta una certa. Arriviamo alla fine. Per evitare di fare troppo tardi decidiamo di saltare le ultime note del roadbook, prendere l’asfalto e andare direttamente al ristorante. Al ristorante scopriamo alcune cose che ci fanno sentire meno in colpa di avere fatto tardi: nessuno ha fatto l’ultimo pezzo di fuoristrada, c’è qualcuno non sa cosa sia la pasta alla Amatriciana (minchia manco fosse una porzione di Hurumaki), l’arrosto di arista è favoloso forse anche perché stiamo pranzando che sono quasi le cinque del pomeriggio.
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