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Quarta Puntata: Highway to Hell: Gandom Beryan e i Kalut

Bussando alle porte dell’Inferno

L’appuntamento con Ahmed è alle 17:00. Abbiamo quindi tutta la mattinata e il primo pomeriggio liberi. Ne approfittiamo per fare due passi al bazar e scambiare due chiacchiere con i locali. Qui a Kerman nel sud-est della Repubblica Islamica uno dei maggiori problemi è l’oppio. Essendo così vicini all’Afghanistan è la zona iraniana più vulnerabile ai narcotrafficanti. Molte persone addirittura si azzardano a suggerirci dove acquistarlo nonostante qui vige la pena di morte. In un negozio non possiamo però non comprare qualche souvernir: un narghilè e una la pipetta da oppio.

Kerman pipa da oppio Kerman bazar Kerman bazar 20140811_114015

Sono le 17:00 e fa caldo. Giustamente è il tempo suo, è agosto e siamo a pochi kilometri dal Dasht-e Lut, un deserto immenso. Fa caldo, un caldo infame ma noi teniamo botta e ingranata la prima partiamo diretti verso il punto più caldo della terra.
Sarà il caldo, la stanchezza, il fatto che sono 2 settimane che non bevo birra ma inizio a dare i numeri: Siamo a Kerman e ci saranno più o meno 45°, attraverseremo il villaggio di Sirch che si trova solo a 60km da qui ma la temperatura è di soli 25° ( quindi escursione termica di -20°). Da Sirch scenderemo verso Shahdad e poi Gandom Beryan dove la temperatura sarà oltre i 60° e più (escursione termica di +40°)
Geograficamente e meteorologicamente ha dell’assurdo e a me viene la pelle d’oca.

Highway to Hell

Si consiglia vivamente l’ascolto di Highway to Hell – AC/DC mentre si legge

Ahmed insiste per farci prenotare una stanza presso una famiglia locale che abita in un piccolo villaggio vicino la zona dei Kalut.
“Costa poco e si mangia bene, e poi voi non riuscirete a montare la tenda e a dormire nel deserto!” queste sono le parole di Ahmed.
“Forse tu non sai chi siamo noi! Noi siamo gli Sporchieduristiiii!” Gli ripondiamo.
Lui si passa le mani nei capelli capendo che sta parlano con due pazzi esaltati e per Allah il Misericordioso ci sconsiglia di dormire nel deserto.
“No no no e no! Dai andiamo!”

Usciti da Kerman ci infiliamo in una gola, la strada sale e la temperatura scende. Al di là di questa catena montuosa inizia il Dasht-e Lut. Queste montagne sono una diga contro il calore che proviene dal deserto, e fino a quando siamo stati sul lato occidentale di queste montagne abbiamo sofferto un caldo gestibile con temperature massime sui 45°.
Fino ad ora arrivare a Gandom Beryan in pieno agosto c’è sembrato addirittura pure troppo facile.

Kerman verso Shahdad

Non appena arrivati in cima e scollinato dall’altra parte ci investe un’onda rovente di sabbia che come lapilli incandescenti ci brucia a pois la faccia. Tiriamo giù la visiera, chiudiamo tutte le zip delle giacche, ci nascondiamo cercando di proteggerci dietro il cupolio della moto.
La sensazione che viviamo è come quando si apre il forno caldo e una vampata di calore sale su e brucia la faccia. Qui è elevato all’ennesima potenza.
Scendiamo ancora un po’ e il vento caldo aumenta, e aumenta anche la quantità di sabbia che ci frusta la faccia.
Guardo Andrea e leggo nei suoi occhi la stessa mia paura.

A Shahdad la polizia ci ferma e ci chiede i documenti e ci dice che a Gandom Beryan non possiamo andarci, non in moto e non in agosto. Ho il sospetto che non hanno voglia di venire a recuperare i corpi carbonizzati di due turisti italiani.

Notiamo una cosa: l’unica acqua che vendono nei 2-3 negozietti è ghiacciata, nel villaggio non c’è acqua allo stato liquido. Iniziamo ad avere i primi dubbi se proseguire o no.
Vendono solo acqua ghiacciata perchè si scioglie in un istante. Ma come fanno a vivere, a sopravvivere qui, è impossibile.
Andiamo avanti, vogliamo arrivare almeno nella zona dei Kalut che dista solo 70km.
Proseguiamo e la respirazione nel caso diventa rumorosa tipo quella di Dart Fener. Guidiamo che sembriamo astronauti atterrati su un altro pianeta. Tutto è rovente e gli adesivi sulla moto iniziano a scollarsi.
Avvistiamo il cartello per Gandom Beryan, qui si gira e si prosegue fino al lastrone di lava nera. Rinunciamo e continuiamo a guidare, istintivamente ci avviciniamo l’un l’altro spinti forse dalla paura, la paura che da un momento all’altro possa succedere qualcosa.Kerman Iran Deserto verso l'afghanistan Dasht-e lut Kalut Iran Deserto dei Kalut

Ci sono posti al mondo che non sono fatti per l’uomo.
Ore 19:00. Temperatura 55°C.

Dopo aver penetrato per qualche kilometro tra le dune dei Kalut e schiumato anche l’anima e le 2 bottiglie di acqua calda bevute un attimo prima, ritorniamo da Ahmed che sorridente ci aspetta nella sua auto con l’aria condizionata settata su frozen. “Ehi Sporchienduristiiiii … allora che fate, continuate? dormite qui in tenda?”
Con la coda tra le gambe e con lo sguardo verso il basso e un barlume di auto-conservazione abbandoniamo l’idea di proseguire e gli diciamo che forse non conviene montare la tenda.
Lui tira un sospiro di sollievo e ci dice che sono le 19:00 e la temperatura è di 55°C. E un brivido di freddo ci attraversa la schiena.

Ci gustiamo un tramonto da premio Oscar e guidando al buio sotto mille stelle ci dirigiamo verso la casa di alcuni locali che ci ospiteranno per la notte (al costo di 8dollari) cena inclusa.

Il capo famiglia è simpatico e molto accogliente ma ci chiede solo una cosa: “Lavatevi i piedi prima di entrare a casa mia.” Come dargli torto.
Intanto arrivano 4 amici del villaggio che vogliono conoscere quegli idioti che volevano andare in moto ad agosto nel punto più caldo della terra. Incuriositi ci chiedono il perchè, cosa abbiamo fatto di così tremendo per autopunirci così.

La casa è uno stanzone con a terra tappeti e attaccato ad una parete un protomotore di un condizionatore alimentato ad energia nucleare perchè non so proprio come faccia a portare la temperatura interna della casa attorno ai 18°. Quasi ci viene un collasso.

Abbandonata definitivamente l’idea di arrivare (vivi) a Gandom Beryan cerchiamo un’altra meta da raggiungere. Io e l’Afgano pensiamo di puntare dritti verso l’Afghanistan e dopo aver attraversato il Dasht-e Lut raggiungere Zabol.
Idea bocciata da tutti i presenti nello stanzone. Ci suggeriscono di tornare indietro a Kerman e risalire per l’autostrada. Ma noi no, non ci pensiamo proprio e mostriamo ai presenti la cartina chiedendo suggerimenti per attraversare il deserto.
Insistiamo con tutte le forze ma con tutte le forze e sempre con gentilezza ci invitano a desistere. Andiamo avanti così per gran parte della serata.
Ma è solo quando Ahmed tenendoci per le braccia come un padre e guardandoci negli occhi ci dice: “Ragazzi, non scherzate, non è per voi”. E’ solo in quel momento che capiamo che qui si rischia la vita, davvero.

GRAZIE AHMED
GRAZIE DAVVERO

vecchia mappa iran

Shahdad-1-2 Shahdad-1

La notte la passiamo avvolti dalle coperte al freddo secco del condizionatore mentre fuori soffia il vento caldo del deserto. Uno dei ragazzi che è rimasto a dormire con noi russa che sembra posseduto dal demonio.

Do la buonanotte ad Andrea pensando che siamo stati fortunati, che siamo stati anche furbi e intelligenti ad andare via e ritornare indietro.

Ormai il peggio è passato. Ma mi sbagliavo. Oggi avevamo bussato alle porte dell’inferno, e purtroppo domani le apriranno.

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