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l quarto giorno invece è piuttosto intenso. Inizia Cristiano annunciandoci che ha cambiato i progetti e decide di ripartire per la volta di Milano. Lasciamo Ulassai con in vista ancora le sue pareti di roccia e quando siamo ormai in vista di Perdasdefogu decido di carpiarmi a terra in maniera piuttosto vistosa e decisa. Rialzati (io e la moto) contiamo i pochi danni e dopo qualche (decina di) minuto risaliamo in sella per fare pranzo a Perdas.

Arrivati in piazza facciamo conoscenza con il figlio del salumiere, prodigo di consigli su cellulari di ultima generazione e sui panini da comprare, e con altri due ktmemmisti. Il livello di maschia ostentazione del marchio orange mette a disagio Nonno Peppe che ingurgita i panino e preme per ritornare in moto.

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Purtroppo l’area del poligono è chiusa per esercitazioni, perciò dobbiamo effettuare un lungo taglio su asfalto fino a Villasalto dove finalmente prendiamo la strada per Monte Genis e per il Serpeddì. Quando finalmente si vede Cagliari e il mare, facciamo l’incontro con il vero mezzo definitivo, la Vespa. Dire che era tenuta con le fascetta gli si faceva un complimento.

Prima di arrivare in albergo, mi fermo davanti ad una farmacia per prendere qualcosa da mettere sulle contusioni rimediate dal volo della mattina. Scopro quindi che oltre ai benzinai e ai baristi, pare che in Sardegna anche tra i farmacisti l’enduro sia molto in voga, e quindi prima ancora di sapere cosa mi occorre il tipo al bancone si informa sul percorso che abbiamo fatto, sulle cartine e sulle tracce gps.

La mattina del quinto giorno inizia con la saggia idea di Nonno Peppe che argutamente decide di provare a cambiare i biglietti di ritono partendo da Cagliari anzichè da Olbia. Proseguiamo per Pula, dove facciamo una seconda colazione, il ritmo di oggi è blando.
Dopo neanche cento km di fuoristrada siamo già con le gambe sotto il tavolo, in quello che si rivelerà il peggior ristorante vista mare della Sardegna.
Al pomeriggio poi prosegue lo stesso furore motociclistico della mattina.
Pare che un temerario si sia persino immerso in acqua, ma non ho foto che testimoniano l’evento. Per cena e per la notte siamo a Piscinas, dove troviamo altri ragazzi prodighi nel consigliarci le sterrate migliori che avremmo dovuto fare per evitare gli ultimi pezzi su asfalto.

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Il sesto giorno invece si decide di porre rimedio al troppo relax del giorno precedente, perciò il programma prevede un lungo giro tra le miniere abbandonate intorno a Narcao, iniziando da quelle di Rosas.
Poi una lunga quento purtroppo inutile deviazione verso della cascate in secca si allunga oltremodo il percorso fino alle miniere di Arenas.

Di tutte le tracce, gps, waypoint di Nonno Peppe però se ne salva uno, quello dell’agriturismo che ci ospita per gli ultimi due giorni e che ci avrebbe fatto anche il porceddu come cena finale se non fosse che….

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Se non fosse che il settimo giorno, quello finale, quello prima della partenza, quello del porceddu come cena finale, vede Riccardo e Nonno Peppe debilitati da qualche mollusco non conservato in maniera ortodossa da quello che si è rivelato essere il peggior ristorante vista mare della Sardegna.

Perciò il giro delle miniere e di Piscinas me lo faccio da solo.

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Ed infine l’ottavo, il giorno della partenza. Per rimediare allo stop forzato del giorno prima, Nonno Peppe insiste per farci fare tutte le mulattiere più impestate che trova, segnata come antica strada romana:

Ma a parte questi brevi escursus, la mattina passa velocemente perchè l’obiettivo vero di tutta la vacanza è la fritturina a Bugerru.

Da li, asfalto e pioggia ci accompagnano fino al porto di Cagliari, dove il saggio Nonno provvede a prendere una cabina per tutti.

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La Sardegna in moto è sempre una esperienza speciale, lo prova anche la quantità di motociclisti all’imbarco per la Sardegna e tutti quelli incrociati lungo le strade e non strade della stessa.

– Testo e foto: Stefano Mura

One Comment

  • Triplo ha detto:

    Bello, veramente scritto bene! Complimenti pure per l’abilità fotografica., non credo sia facile riuscire a rendere presentabili anche ad un pubblico adulto certe facce.

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