Quarta Puntata: Durmitor National Park e Biogradska Gora National Park.
Ci svegliamo nella baita-bungalow che sembra novembre in montagna. Nuvole basse che borbottano temporali e nascondono le cime delle montagne dove siamo diretti.
Apriamo la mappa e cerchiamo una strada per aggirare l’ammasso di nuvole nere, ma è tutto inutile. Tutti e tre già sappiamo che anche oggi ci bagneremo, anche oggi patiremo il freddo e arriveremo a sera zuppi con nulla di asciutto addosso. Intanto i vestiti umidi di sudore e pioggia, riposti qualche giorno fa nelle borse della moto, hanno iniziato a macerare.
Tomas, il tedesco conosciuto ieri sera che viaggia tutto solo in moto, sta consumando la colazione lì vicino a noi. Il suo tavolino è in ordine che sembra la scrivania di un manager della City. Il nostro sembra invece il tavolo di una comunione di uno dei Casalesi o il matrimonio di uno dei Casamonica. Molliche, bucce di arancia, miele, uova, yogurt, pane, marmellate, pomodori, cetrioli, olive, salsiccette, arachidi, caffè, te, cappuccino, cornetti … ci mancava solo l’ammmazzzacaffè.
Ci vestiamo di tutto punto indossando anche le antipioggia e saliti in sella non partiamo. Restiamo lì fermi tutti e tre sul cancello del campeggio guardando il cielo. Fabio il Saraceno infatti annuncia solenne che massimo un’ora e il cielo si aprirà.
Manco fosse il Giuliacci dei Balcani e dei raggi penetrano dalle nuvole che iniziano ad aprirsi mostrandoci tutta la bellezza delle montagne montenegrine. Sincronizzati con la voglia di partire ingraniamo all’unisono la prima e tutti e tre partiamo spediti su per le vette cercando strade alternative per arrivare nel Parco del Durmitor.
Ci lasciamo alle spalle il Lago di Pluzine e nel giro di qualche kilometro e di ennemila curve saliamo su verticali oltre i 1500 metri. Il fondo delle strada è battuto, la pioggia della notte lo rende compatto e viaggiamo abbastanza spediti tanto da addrizzare qualche curva.
La più forte nazionale di basket di tutti i tempi
Nei Balcani la passione per la pallacanestro è molto sentita. Tanto che prima della frammentazione politica dovuta alla Guerra dei Balcani proprio la Jugoslavia poteva essere considerata la squadra di basket più forte d’Europa. La nazionale slava fu la più forte di tutti i tempi, tanto da poter gareggiare con il Dream Team americano. Il territorio del Montenegro però è in prevalenza montuoso, pochi sono i tratti in piano lungo le strade. Come fare a coniugare basket e montagna? Semplice, piazzando i tabelloni nei pochi metri quadri in piano a disposizione. Come in Italia campetti di periferia e porte da calcio le trovi piazzate ovunque, capita così di trovare in Montenegro canestri posizionati vicino l’assurdo: nel bel mezzo di un incrocio, a bordo burrone dove non è permesso l’errore di tiro. Forse per questo sono venuti su dei veri talenti dal parquet.
Durmitor National Park
Nel Parco Nazionale del Durmitor ci arriviamo da Ovest, lo attraversiamo tutto e sbuchiamo su asfalto prima del Đurđevića Tara Bridge, il ponte da cui si ammira la fantastica vallata attraversata dal Fiume Tara. Qui il Tara scava il canyon più profondo d’Europa, 1333m. Tra queste montagne si praticano decine di sport, dalla passeggiata a piedi al rafting in gommone, fino ad arrivare a sport estremi come lo Zipline. In pratica ci si lancia appesi ad una imbracatura lungo una corda da 170 metri di altezza attraversando per 350 metri il corso del fiume Tara sfrecciando a 50km/h, il tutto a pochi metri dal ponte su cui siamo affacciati ad ammirare questi coraggiosi.
Tutta questa adrenalina sportiva ci ha fatto venire voglia di qualcosa di estremo. E visto che le nostre migliori performance le abbiamo sempre registrate in un campo dove abbiamo pochi rivali, rimontiamo in sella e andiamo in cerca di una trattoria.
Ci bastano pochi kilometri e con il fiuto degli affamati cronici eccoci con le gambe sotto uno scalcinato tavolaccio di una trattoria. Mani lucide di olio e fritti e barba ispida con lische di pesce e grasso di salsiccia. Ci diamo una ripulita al volo nelle acque gelide del Tara e dopo un caffè continuiamo a scendere lungo il canyon.
Biogradska Gora National Park
Portarsi dietro uno che non sa leggere le mappe è vero che ti fa perdere, ma alcune volte ti fa perdere nel posto giusto. Con una stradina che aveva visto solo l’Afgano arriviamo nel parco giochi del Biogradska Gora National Park. Al centro informazioni ci dicono che possiamo entrare in moto e campeggiare solo nelle aree consentite pagando un irrisorio ticket all’ingresso. Il Parco Nazionale di Biogradska Gora è una delle ultime foreste vergini d’Europa.
Alberi fitti attraversati da pochi raggi di luce, un laghetto fiabesco e poi ancora su. Saliamo su sterrati che si fanno gustare e dopo il primo valico troviamo l’area campeggio autorizzata: Che spettacolo! Arriviamo con il sole basso e con la voglia di una birra gelata. Come al solito ci perdiamo in chiacchiere e si fa subito notte e noi ancora dobbiamo montare la tenda. Ma di voglia non ne abbiamo nemmeno un grammo e ripieghiamo su una “House to sleep” come la chiamano loro, una “Cuccia per Cani Balcani” come la chiamiamo noi.
Continuiamo a scorrazzare liberi, felici e in preda ad un’euforia enduristica che non s’era mai vista, sembriamo cerbiatti in primavera, tre piccoli Bambi con il casco nel sequel motociclistico del famoso Cartoon Disney. Riusciamo ad arrivare sulla cima più alta da cui si ha una splendida vista sulle montagne del Biogradska Gora, non fosse per quella antiestetica antenna posta proprio qui su, fastidiosa più di una trave nella retina.
Mai accettare vodke dagli sconosciuti
Quei 200km che ci separano da Pristina non riusciremo a farli perché come è ormai consuetudine in questo viaggio accade l’imprevedibile (ma forse ce lo cerchiamo).
Oggi è domenica e c’è la Motogp, ci sarà qualcuno, un bar, un ristorante, un locale scambisti che la trasmetta in diretta?
In un trashissimo bar sulla strada che va da Berane a Rozaje, in cui ci si era fermati per un caffè, incredibilmente troviamo una TV attaccata alla parete.
Chiediamo al proprietario se trasmette la Motogp.
Lui: “Certo! Oggi si corre in Repubblica Ceca, volete vederla?”
“OVVIO! e Portaci tre birre!”
Alla fine ci fermiamo anche a pranzo per vedere vincere quel matto di Crutchlow, mentre Valentino si deve accontentare del secondo posto.
Stiamo per andar via quando il proprietario del bar trash ci offre un giro di vodka fatta in casa da lui. All’odore è forte come un cazzotto improvviso sul naso.
Lui la beve tutta d’un sorso e noi lo imitiamo.
Lui c’è abituato, noi no. Ce ne accorgeremo fra poco.
Risaliamo in moto per raggiungere il Kosovo ma sento qualcosa di strano nella messa a fuoco, un disequilibrio visivo e percettivo. La strada fila dritta ma vedo davanti a me l’Afgano che sbanda vistosamente. Il pericolosissimo e letale metanolo della vodka fatta in casa dal tizio del bar sta entrando in circolo. Il primo che stende è l’Afgano che riesce a fermarsi sul ciglio della strada, appoggia la moto sul cavalletto e crolla a terra. Resta lì per un’oretta abbondante e si rialzerà solo più tardi saturo ormai d’alcol e dei pesanti sfottò in stile milanese da parte del Saraceno.
Quando si rialza Andrea ha sul volto quell’espressione maliziosa che conosco bene.
E io lo so che da qui a breve consumerà la sua vendetta contro il Saraceno.
Grande.. immagini stupende!