Silifke – Kas (580 km)
02 settembre – 04 settembre
Il 2 di Settembre, salutiamo affettuosamente il pirata e il suo gentilissimo cameriere e ci facciamo tutta la costa turchese fino ad arrivare, discretamente sfatti dopo 580 km di curve e con il sole che ci tramonta in faccia, a Kas. L’emozione nel riparcheggiare le moto sotto lo stesso albergo, ributtarci sui medesimi letti di due anni fa dopo aver salutato il proprietario Yusuf, è intensa.
Ci godiamo il tramonto dalla terrazza con il canto del muezzin che inonda la baia tranquilla, chiusa all’orizzonte dall’isola greca di Megisti, ultima propaggine meridionale ellenica nel Mediterraneo e set di un famoso film. Anche per la cena ci ripresentiamo fiduciosi nella stessa locanda del 2006 e la scelta non tradisce gli ottimi ricordi e le aspettative.
Si festeggia la buonissima sorte con un salto dal barbiere per tentare di ridare un aspetto meno imbarazzante ad uno dei componenti della spedizione, il cui nome, considerato anche “l’amorevole” trattamento ricevuto dal barbiere, tacerò per ovvi motivi di “privacy”.
Dello sgradevole e increscioso episodio non ci sono che rare e poco chiare fotografie sulle quali abbiamo volutamente reso irriconoscibili i volti dei protagonisti:
La mattina successiva la dedichiamo alla visita di Kekova, antico insediamento Licio, con stupende tombe che un terremoto nel II secolo a.C. ha fatto per buona parte sprofondare in acqua insieme a case, botteghe e mercati, creando uno dei parchi archeologici sommersi più belli al mondo.
Ci accordiamo con una coppia di ragazzi turchi con bimbo frignone al seguito, e ci dividiamo la modica spesa del caicco che ci porterà, guidati e istruiti dal suo esperto comandante, nei posti più suggestivi delle varie insenature.
Al ritorno passiamo il resto della giornata spaparanzati a destra e sinistra nel più completo e vergognoso ozio che ormai si è definitivamente impadronito di noi.
Il 4 Settembre andiamo alla ricerca di una spiaggia per passarci l’intera giornata, conosciamo due coppie di motociclisti turchi e ci facciamo massacrare per 8 ore dai cavalloni e dal sole a picco.
La giornata finisce con un tentativo di omicidio dopo che i due alcolizzati si accorgono che ho scelto, per la cena, l’unica trattoria di Kas, su 237 locali, dove si mangia male e cosa ancor più oltraggiosa, non servono, per motivi religiosi, la Efes.
Pago io la pessima cena, consegno la rimanente parte dei miei soldi più l’orologio e un braccialetto, e mi risparmiano, per la seconda volta in un mese, la vita.
Kas – Daylan
5 settembre
E’ una bella giornata di sole, mi affaccio al balcone della Yusuf Pansion che dà sulla baia di Kas solcata da una piacevole brezza mattutina e da numerosi battelli greci che fanno la spola con Megisti per sbarcare qui la gente diretta al mercato settimanale.
Giù al porto, sui pennoni delle barche ormeggiate, le bandiere greche e turche garriscono affiancate: una cosa impensabile fino a 15 anni fa.
Abbasso lo sguardo per dare un’occhiata alle moto parcheggiate in strada e per poco non mi prende un colpo. Riesco a vedere solo il parafango della mia moto che luccica al sole. Mi precipito giù e Yusuf, il padrone, mi accoglie con un gran sorriso e una pezzetta “ancora calda” tra le mani, facendomi capire che è lui l’autore della “lucidata”. Lui pensa di averci fatto un favore senza sapere che se mi avesse abbozzato il serbatoio l’avrei quasi presa meglio. Sto per strozzarlo ma mi fermo in tempo quando capisco che si è limitato fortunatamente al solo parafango. Partiamo con tutte e due le moto orgogliosamente sporche ma con i parafanghi oscenamente tirati a lucido da Yusuf.
Proseguiamo verso Casa su strade bellissime, che seguono pignole e minuziose la costa frastagliata, con a sinistra il mare turchese e all’orizzonte Rodi e le altre isole greche.
Sulla mappa attaccata al serbatoio Moroboschi ha segnato un punto. Ci infiliamo in una strada che pur non promettendo, almeno a prima vista, niente di buono o particolarmente eccitante, conduce a questo fantomatico luogo sottolineato in giallo dal Moroboschi: Daylan.
Passo i primi 15 km di questa strada che si perde in mezzo a sterpaglia cotta dal sole e insignificanti panorami, chiedendomi cosa abbia spinto Moroboschi a sottolineare in giallo fosforescente questa parte di Turchia senza nemmeno ricordarsene il motivo…
Però è proprio questa improvvisazione, questo non sapere bene cosa fare nei dettagli che mi fa amare profondamente questo tipo di viaggio: è l’andare a vedere cosa c’è “oltre”, è la curiosità di puntare gli occhi, il cuore e l’anima dall’altra parte che poi, magari, ti fa scoprire qualcosa di inaspettato e fantastico.
Arriviamo in un grazioso villaggio tutto ordinato e pulito, con grandi vasi di fiori, bougainvillea, palme ed eucalipti che ornano marciapiedi, aiuole, case e giardini. Ad un incrocio un turco in ciabatte su un’Africa Twin, richiama a gesti la nostra attenzione e ci fa segno di seguirlo. Come fai a non fidarti di uno in ciabatte su un’Africa Twin? Mentre lo seguiamo verso non sappiamo dove, mi riviene in mente il turco su una moto identica incontrato a Bodrum nel 2006… Ci fermiamo davanti ad un albergo. Ecco, ti pareva, che furbacchione – penso tra me e me – è un procacciatore di clienti per l’albergo…vabbé, mica siamo costretti a rimanere qui se non ci piace……entriamo nel giardino dell’albergo ( www.myramotel.com ) scortati da Osman, così si chiama l’africano turco, mentre ci si fa incontro un capellone biondo a torso nudo e calzoncini che si presenta gioviale con il nome di Javid, padrone della struttura e, pure lui come Osman, motociclista provetto, gran fico e gran viaggiatore. Socializziamo in fretta con i due, uno ex militare e l’altro (il capellone biondo) ex ingegnere della Microsoft ad Istanbul. La cosa stupefacente è che, ci dicono, in Turchia in pensione si va dopo circa vent’anni di servizio, quindi ci troviamo di fronte due giovanotti gagliardi e tosti di poco più di 40 anni ma già…..pensionati!
Ci fanno accomodare ad un tavolino del giardino che dà proprio su un fiume, sull’altra sponda un canneto poi una montagna e………GIGANTESCHE TOMBE LICIE SCOLPITE SULLA PARETE ROCCIOSA! Un colpo d’occhio spettacolare.
Mentre ammiriamo estasiati questo posto fantastico con Javid che ci racconta sapientemente i miti e le leggende dell’antica Kaunos, arriva un cameriere che ci serve il pranzo. Sazi, chiediamo a Javid il conto ma ci dice che il pranzo è offerto da lui, insistiamo, insiste pure lui e alla fine del tira e molla cediamo alla sua gentilezza.
Ci chiede di rimanere a dormire lì in maniera tale da avere più tempo per apprezzare la bellezza di Daylan e di tutta la laguna circostante.
Ecco dove voleva arrivare! Ci vuole appioppare una stanza! Vabbè, il posto è bello, dai, rimaniamo…aspetta, prima chiediamo quanto vogliono per questa stanza….
NIENTE! COME “NIENTE” ?????
“Siete miei ospiti!” chiude la questione Javid.
Lasciamo i bagagli e con Osman che ci fa da guida, visitiamo la laguna e poi giù fino al mare, dove c’è una spiaggia attrezzata e gestita dal governo.
Osman fa un molle cenno al guardiano ed entriamo senza pagare una lira. Parcheggiamo, usufruiamo degli spogliatoi e ci buttiamo, ancora un po’ stupiti dagli accadimenti delle ultime ore, sulla sabbia tiepida della spiaggia di Iztuzu.
Osman ci saluta perché deve andare a casa a mettere qualcosa sotto i denti….sta seguendo il Ramadan più per la dieta che per reale fervore religioso e ci diamo appuntamento per la sera perché vuole portarci a cena al ristorante di un suo amico.
Ci sdraiamo baciati dagli ultimi raggi di sole del pomeriggio e poi, prima che si faccia troppo tardi per l’appuntamento con Osman, ed anche perché la spiaggia chiude per permettere alle Caretta-caretta di venire a deporre le uova, riprendiamo le moto per tornare in albergo.
SORPRESA!!!! Il Moro ha l’anteriore bucato! Sono contento, finalmente abbiamo la possibilità di cimentarci maschiamente con leve cacciacopertoni, camere d’aria e pompette di Decathlon!!!!
Tutte cianfrusaglie che ci siamo portati appresso fino a questo momento inutilmente…ma è arrivato il nostro e il loro momento di gloria!
Però prima di tutto proviamo a rigonfiarla e a tornare al paese…magari c’è un gommista, probabilmente meno glorioso ma sicuramente più veloce!
Detto fatto.
Il Moro, freddo come un sicario esquimese, spara una capsula di CO2 dritta nelle flosce viscere della vile e traditrice vescica e ripartiamo. Ad un benzinaio ci fermiamo, facciamo il solito mercato sudamericano e ce ne andiamo con il copertone anteriore mezzo storto ma gonfio.
Cena eccellente dall’amico di Osman, (finalmente riusciamo a pagare) visita ai parenti sparsi per il paese, poi pub, musica, birra Efes e raki, baci a Osman e alla moglie, ritorno da Javid…..giramento di testa e crollo repentino sul letto mentre le luci si accendono ad illuminare fiabescamente le tombe licie davanti alla nostra stanza.
Daylan – Spiaggia di Altinkum (Cesme)
06 / 08 settembre
La mattina dopo troviamo il tavolino per la colazione già apparecchiato; Javid ci raggiunge e mentre Daniela riprova a convincerlo a farci pagare la stanza con lui che ribatte dandole del pappagallo noioso, vedo Moroboschi con lo sguardo assorto rivolto verso la laguna, sbiancare improvvisamente.
Mi giro e vedo la testa di un dinosauro emergere dalle acque calme. Ci precipitiamo sul bordo ed ecco emergere un altro dinosauro.
Sono testuggini del Nilo, hanno un carapace grosso come il tetto di una Fiat 500, insomma, sono proprio ENORMI, roba mai vista. Javid ci invita a dargli da mangiare il formaggio e così proviamo l’ebbrezza di imboccare due gigantesche testuggini del Nilo con le ….forchette!
Dopo il puntatone di SuperQuark turco, salutiamo Javid e la moglie, e ci incamminiamo definitivamente verso Cesme.
Sull’autostrada incontriamo le due coppie di motociclisti turchi conosciuti sulla spiaggia di Kas e basta un cenno per fermarci a bere qualcosa insieme. Al bivio per Izmir ci salutiamo, loro sono arrivati a casa, a noi mancano 90 km per il porto di Cesme.
Ad Altinkum ci ripresentiamo al solito campeggio, ci riconoscono subito e riallestiamo l’accampamento nell’attesa che a Cesme arrivi il traghetto per l’Italia previsto per la sera dell’8 Settembre.
La sera a cena dal vecchio Zio Ozcan che ci fa un sacco di feste.
Gli regaliamo la foto fatta con lui e sua moglie nel 2006 e la fa vedere a tutti i suoi amici.
Cesme – Mar Mediterraneo Orientale – Brindisi – Roma
09 / 10 settembre
Ci facciamo due giorni di completo relax e mare cristallino e poi ci lasciamo inghiottire dalla nave che dopo 40 ore di placida navigazione, ci sbarcherà a Brindisi la mattina del 10 Settembre.
Passiamo a salutare Talino a Bari, gli scrocchiamo una bella colazione per non interrompere la tradizione e poi in scioltezza ce ne torniamo a Roma.
Epilogo
Mi infilo a letto, a destra c’è un armadio, a sinistra la porta e davanti la finestra.
E’ la mia casa, la mia stanza, il mio letto. C’è Daniela accanto a me che ronfa soave.
Guardo il soffitto bianco dove già si accavallano centinaia di immagini dai colori vividi vissute in questi meravigliosi e straordinari giorni, i ricordi sono confusi e mischiati gioiosamente tra di loro.
Provo a fare ordine ma è troppo presto, non riesco a dare un senso logico a tutte le emozioni che mi attraversano la memoria accarezzandomi e cullandomi fino a traghettarmi nel mondo dei sogni, questi sì, dopo 33 giorni di sogni ad occhi aperti, fatti ad occhi chiusi e con la testa su un cuscino.
Ringraziamenti
Ai miei compagni di viaggio, Daniela e Luigi per la forza fisica e mentale con la quale hanno saputo affrontare un viaggio duro e impegnativo e la leggerezza d’animo necessaria a vincere i momenti drammatici e condividere quelli allegri e spensierati.
Ai miei genitori e a mia zia Lilla per l’apparente entusiasmo con il quale accolgono le partenze e maggiormente i ritorni.
A mamma Honda per aver costruito LA MOTO.
Ai miei meccanici personali: Gemdx, Gigione, Gemsx, Max e Maculato, per aver approntato i mezzi al meglio delle capacità operative.
Al Professor Alberto Delitala primario di neurochirurgia dell’Ospedale San Camillo di Roma perché alla domanda: “Potrò andare in Iran in moto?” fattagli subito dopo l’intervento di ernia del disco, mi ha risposto: “Salutami gli Ayatollah”.
Al popolo iraniano e al popolo turco per l’ospitalità, la gentilezza e la generosità dimostrata oltre ogni immaginazione.
A voi tutti per la pazienza nell’essere arrivati fin qui, con la speranza che queste righe mettano addosso la voglia di partire, anche solo con la fantasia, ed immaginare un mondo migliore, abitato da gente che ha la pace e la fratellanza come valori imprescindibili e assoluti.
Dedicato ad Asia, Alessia ed Adriano, loro sanno perché.
Fabrizio (Triplo)
Grazie Fabrizio per questo magnifico reportage!
Marco