Della partenza ho poche foto, colpa dell’ansia da traghetto, che mi fa arrivare al porto ben prima di questi due ceffi qui:
La notte passa velocissima, alle sei siamo già in vista del porto, e poi lo sbarco, sarà banale ma sempre emozionante
Appena sbarcati ci rendiamo subito conto che le tracce di Nonno Peppe hanno subìto il passaggio degli anni: Dove lui ricordava un golfo, ora c’è un ponte, dove ricordava un baretto ora c’è un parco con panchine. Per non uscire dalla traccia attraversiamo entrambi. Finalmente arriva Cristiano e durante l’ennesima colazione ad Olbia, Nonno Peppe prova a mettere delle semplici regole per la sana e civile convivenza enduristica;
La regola numero uno cita: “ci si aspetta ai bivi”, le altre vertono sul chi si sveglia per ultimo la mattina. A malapena seguiremo la prima.
Dopo qualche commento poco ortodosso sulle estetiche delle moto participanti, finalmente si parte. Si inizia con degli sterratoni di fondovalle dove si incrcocia anche qualche GS in vacanza. Ma poco dopo inizia una serie di salite che provano duramente uomini e mezzi.
Dopo due ore passate per fare sei km, Nonno Peppe, pur di non ammettere che le sue tracce non sono più affidabili, conia il motto “Non siamo qui per divertirci!”. Perciò si decide unanimamente di deviare su asfalto per cercare qualcosa per pranzo. Il pomeriggio attraversiamo il nuvolosissimo Monte Limbara. Tempo di Arrivare a Berchidda, riunirci con Cristiano, e separarci nuovamente per il verdissimo passaggio fino a Buddusò.
A Buddusò cerchiamo un alloggio chiedendo nel baretto in piazza, in mezzo a gente a cavallo e ragazzini che incitano a comportamenti motociclisticamente sanzionabili. Non tovando nulla proseguiamo fino a Benetutti, all’albergo del vecchietto più coriaceo nelle trattative mai visto.
Il secondo giorno è semplice da raccontare, in pratica lo passiamo tutto all’interno della foresta di Burgos. Arrivati a Bono, lascio gli altri per andare a cercare la casa natale di mio nonno, mentre faccio una foto arriva un locale che mi sipega i motivi per i quali è in abbandono. Passo una mezzoretta con lui e poi ritrovo gli altri che hanno fatto la spesa per un pranzo al sacco.
La foresta di Burgos è splendida, enorme e con percorsi di tutti i tipi, dai sentieri agli enormi tagliafuoco.
Ritorniamo a dormire a Benetutti, ma in un posto diverso per non darla vinta a vecchietto della sera prima.
Il terzo giorno inizia con un bel po di asfalto fino a Desulo. Da li perdiamo parecchio tempo nel cercare il passaggio giusto sul Gennargentu, e perderemo ancora più tempo nella più lenta trattoria mai vista (quasi due ore per un primo). L’arrivo sul Gennargentu è però meraviglioso.
Avendo appuntamento con Cristiano a Ulassai, decidiamo di impostare il navigatore in modalità “Bicicletta” (percorso più breve) con il risultato di farci attraversare un paio di sterrate ormai abbandonate e quasi completamente chiuse dalla vegetazione.
A Ulassai troviamo un altro capannello di ragazzi incitanti, che aggiunti ai benzinai e baristi, che pare siano tutti enduristi, decretano che la Sardegna è il paradiso dei fuoristradisti.
– Testo e foto: Stefano Mura