MILLEOTTOCENTOSEDICIMESSAGI e il Chianti Che Ti Passa 2 “La Vendemmia” può avere inizio.
Venerdì prendo un giorno di ferie, non me la sento di andare in ufficio, non mi sento molto bene, sono emozionato e vado in bagno a fare la cacca sette od otto volte più del solito… il Chianti è il Chianti ed esige le sue vittime innocenti sacrificate sul bianco altare.
Un effetto ancor più lassativo dell’emozione pre-partenza me lo fa il Gemsx che la sera prima mi telefona che sono già a letto visto che l’orologio segna le 20,45:
Gemsx: “Triplo, sai se Maculato domani è a Roma in macchina?”
Triplo: “….?????????…..”
Gemsx: “No, sai, te lo chiedevo perché il Nonno vorrebbe dieci litri di olio d’oliva e mi domandavo se per caso Maculato poteva passare a casa mia per caricarselo…”
Triplo: “….?????…..”
Gemsx: “…????….Tri’, ci sei?…”
Triplo: “Senti, ma PORC…biiip… quella PU….bip….NA… della VA….biiiip….CCA…MA CHE CA…biiiiiiiiiiiip….ZZO NE SO IO SE MACULATO PRENDE LA MACCHINA! MA MANNAGGIA LA MIGN…biiiiiiip…..OTTA! CHIAMA LUI, NO?”
Gemsx: “Sì, eeeecccciai ragggione, nun te ‘ncazza!….è che…è che…. VOLEVO SOLO SENTIRTI!!!!”
Agitatissimo da quest’ultima dichiarazione d’affetto, prenderò sonno solo a notte inoltrata.
L’indomani mattina, non si sa come, riusciamo a darci un appuntamento in 3 (Lucone, Justfe ed io) più il Gemsx.
Passo a prendere Lucone al lavoro con mezz’ora d’anticipo. Mi rompo le palle d’aspettare l’orario giusto e gli mando un messaggio perentorio: “STO QUI”
Lucone, che è un ingegnere intelligente, capisce al volo la situazione e si precipita fuori già bello e pronto per il trasferimento in moto.
il suo abbigliamento da viaggio infatti prevede:
- camicia celeste Eton in cotone egiziano con gemelli d’oro zecchino;
- maglioncino fumo di Londra di cachemire preso da Barneys a New York;
- pantalone blu oltremare di altissima sartoria;
- calzino di Ralph Lauren;
- scarpe di vacchetta fatte a mano;
- cinta Gucci vera.
Unica concessione alla rudezza motociclistica è la mancanza della cravatta e la scelta d riporre le costose scarpe da rappresentanza nel bauletto in favore di un più spartano stivale nero.
Immancabile sigaretta mentre dà del grasso alla catena e poi s parte per la prima lunga tappa di avvicinamento a Colle “DI” Val d’Elsa. Sono ben tre km fino al distributore Agip di Settebagni.
Justfe è già là che aspetta in tenuta da combattimento.
Il tempo di maledire il Gemsx ed eccolo finalmente apparire a cavallo di una vera moto che ovviamente, e con gran sollievo di tutti, non è la Mbusuki.
Prendiamo la camionabile fino ad Orte e qui, per prendermi per il culo sulla velocità da camionista cattolico che impongo al gruppo, decidono di pranzare in un ristoro il cui piazzale è ingombro di Tir. Spuntino leggerissimo a base di tagliatelle agli asparagi, pasta gamberi, cozze e polipetti, filetto di platessa impanato, frittura mista, patatine, insalata, vinello, caffè corretto alla sambuca (sì, esiste ancora qualcuno – inizia per J e finisce per ustfe – che mette la sanbuca nel caffè) e ripartiamo. Il solito GPS comprato da Justfe dai cinesi a Terni, ci riporta, come l’anno scorso, alla rotonda posta all’entrata di Siena, infischiandosene di tutti i cartelli con scritto Colle di Val d’Elsa presenti nei precedenti 25 km.
Facciamo 14 giri della rotonda appresso a Justfe e dopo 298 km di cui almeno 40 fatti nella rotonda, arriviamo in scioltezza sul piazzale dell’albergo.
Qui troviamo Starschi e Acc mollemente appoggiati alla staccionata, siga sapientemente penzoloni dal labbro e sguardo da fiji de ‘na mignotta (con tutto il rispetto per le mamme). Ah, quanto sono diversi dai due bravi ragazzi preoccupatissimi e servizievoli dello scorso anno! Ci concedono a malapena un cenno e ci fanno portare i bagagli da soli in camera senza neanche accompagnarci. Secondo me l’anno prossimo appena ci vedranno ci manderanno direttamente affanculo senza degnarci di uno sguardo.
E’ proprio vero, i giovani d’oggi non c’hanno più rispetto!
Manco il tempo di dare fastidio a due gnocche del posto improvvisamente apparse (che poi scopriremo essere purtroppo le fidanzate di Starschi e Acc), che una ruota anteriore sollevata ad un metro e mezzo da terra ci preannuncia l’arrivo di Gojira, quest’anno molto più figo ed elegante dell’anno scorso.
Arrivano pure un paio di stivali n. 48 che associo immediatamente a Boga85, poi Enrico (l’unico al mondo a comprare una Triumph Tiger nuova fiammante e buttarla per terra in fuoristrada il giorno stesso dell’acquisto) e tale Gianluca59 il quale semina ad arte un alone di mistero sull’origine del suffisso 59 del suo nick, tenendo però immediatamente e subdolamente a precisare che non si tratta né della data di nascita né del numero civico della sua abitazione: ciò getta nello sconforto più profondo tutti gli Sporchienduristi.
Alla spicciolata arrivano tutti i partecipanti, compresi i Nonni a bordo di un Opel “Blitz” del 1941 camperizzato e finalmente anche il Maculato, con all’interno la cosa più importante affidatagli alla partenza: GLI ADESIVI DI SPORCOENDURISTA!!!!! Scherzo! Quest’anno il Maculato dopo aver rivisto tutta la distribuzione delle zavorre nel suo camper, porta al raduno, oltre alla Mac Family, anche la panza di Dddaniela!
Alla reception dell’albergo, a dispetto del nostro aspetto trucido e delle “storie” che circolano sul nostro conto grazie all’attento lavoro di Public Relations in giro per l’Italia del Moroboschi, non ci attendono i carabinieri, ma una gentile signorina che, rilassata e sorridente, si fida sulla parola e non ci chiede nemmeno i documenti. Unica accortezza presa dal personale dell’albergo è stata quella della numerazione delle camere che curiosamente passa dalla numero “17” direttamente alla numero “19”…MAH!
All’interno delle stanze troviamo la mappa del tesoro e l’adesivo commemorativo. Bravissima Eminenz!
L’attesa dell’ora di cena viene ingannata ingurgitando come aperitivo una decina di pizze margherite mentre Lucone e Gojira impartiscono una sonora batosta a calcio balilla alla coppia Gemsx / Justfe che al di là delle fanfaronate e delle roboanti dichiarazioni pre-partita, si rivelano due pipponi colossali.
A cena si presenta anche il Mitico Angelo con una sorpresa. L’anno scorso ci aveva promesso una bottiglia di vero Chianti a testa. Il Nostro si rivela Uomo di parola anche se voci insistenti davano il tasso, fino a poche ore prima impiegato modello di 4° livello nella cantina di Angelo ed ora steso con una bruttissima cera sulla sella del Morini, morto ammazzato per essersi opposto a tale sconsiderata generosità.
Mentre siamo a tavola arrivano, buoni ultimi, pure il Gemdx e il Kimico che nonostante siano sicuramente ancora sobri, favoleggiano di medie stratosferiche e motori imballati pur di giungere in tempo per cena.
Vengono distribuite le maglie ufficiali disegnate da Eminenz nonostante il parere negativo di Cecco. Le maglie vanno letteralmente a ruba a dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che Cecco di grafica e “fashion”, in una parola di tutto ciò che fa “moda”, non ci capisce un cazzo.
Cecco tenta di ricrearsi una minima credibilità alla fine della cena, tenendo un breve briefing e raccomandando per la mattina successiva la massima puntualità nel ritrovarsi sul piazzale dell’albergo in modo tale di partire massimo alle 09.00. Il giro, minaccia, sarà più impegnativo rispetto a quello dell’anno scorso, ci raccomanda quindi di inghiottire la mappa in caso di cattura e di esibire l’adesivo come eventuale lasciapassare caso mai dovessimo sconfinare nel Granducato di Parma e Piacenza. Ci avverte che circa a metà giro ci sarà un passaggio un po’ tecnico con sassi smossi per circa trecento metri tra discese e salite abbastanza ripide. Lerri rimane impassibile in una delle sue due espressioni alla Clint Eastwood (con la sigaretta o senza) che abitualmente sfoggia, da sobrio, al Chianti. Ci ritiriamo in camera abbastanza preoccupati dalla piega professionale che sta prendendo il “Chianti che ti passa” tanto che sia io che il Kimico impieghiamo almeno trenta secondi in due prima di addormentarci. La nottata scorre tranquilla a parte l’irritantissimo ronfo emesso da Daniela e l’altrettanto irritante silenzio monastico che giunge dalla stanza di Signo.
Qui bisogna aprire una parentesi a doverosa sottolineatura del comportamento ignobile di Signo77 che ha reclamato per sé ed una sua fantomatica “amichetta” una delle poche stanze matrimoniali disponibili, sottraendola, di fatto, ad una donna incinta al sesto mese di gravidanza con gravissimi problemi di respirazione notturna. Avesse almeno promesso di raccontarci le sue performance erotiche favoleggiando di romantiche notti insonni lasciandoci a bocca aperta con racconti da mille e una notte …..invece nulla di tutto questo. A suo dire la matrimoniale, con la sua privacy, serviva solo per evitare alla sua “amichetta” lo shock di dover condividere con qualcun altro l’intimità di quella che, ha giurato, sarebbe comunque stata una innocente e castissima notte.
Unici elementi a vantaggio della dichiarata virginale notte sono stati la tuta di morbida terinda e le terrificanti pantofole sfoggiate da Signo la mattina a colazione, che francamente avrebbero scoraggiato da qualsiasi approccio sessuale anche un ornitorinco femmina in pieno estro primaverile, figuriamoci la sua graziosa accompagnatrice.
Il mattino dopo capiamo che Cecco si è adeguato perfettamente allo stile Sporco. Infatti dopo aver rotto er cazzo tutta la sera prima con la questione della puntualità, si presenta alle 9,30 passate. Cerca di giustificarsi con delle fandonie assurde. Anche Lerri nell’espressione “con sigaretta” lo guarda abbastanza perplesso.
Manco il tempo di cominciare a pensare di partire, che tutti si ricordano di dover fare qualche cosa di assolutamente indispensabile… così alcuni controllano l’olio, altri attaccano gli adesivi sulla moto, altri fanno finta di regolare la pressione degli pneumatici ammaliati dalle teorie di Justfe che per non consumarle le ha gonfiate a quattro atmosfere, Gemsx cerca qualcuno a cui decantare le lodi della mbusuki, altri partono per andare a fare benzina e Moroboschi, invece di farsi i cazzi suoi, scopre una vite infilata nel copertone anteriore del Kimico.
Qui inizia uno scarica barile vergognoso. Nessuno vuole cambiare la camera d’aria al Kimico ma tutti vorrebbero lapidare il Moroboschi che ha fatto la scoperta ma non l’ha taciuta. Vaghiamo in carovana da un gommista all’altro in una scena surreale: a Colle di Val d’Elsa ci sono solo tre gommisti ma perdiamo mezz’ora mentre i colligiani litigano tra di loro in dialetto stretto, con Mirtillo che tenta una traduzione simultanea fallendo miseramente, per decidere quale sia meglio interpellare per quest’intervento, manco fosse un trapianto di fegato. Alla fine, dopo essere stati mandati via dal primo gommista, approdiamo da uno gentilissimo che nonostante abbia un BMW, non vomita sull’Africa Twin del Kimico ma anzi gli ripara la gomma. Rinfrancati e con più di un’ora e mezza di ritardo sul teutonico ruolino di marcia di Cecco, impegniamo il primo sterrato.
Qui cala la scure censoria perché, giustamente, gli organizzatori per tutta la durata del giro ci hanno bendato con foglie di ortica e legato le mani con il fil di ferro (il Raduno del Chianti è studiato pure alla scuola per terroristi di Al Qaeda) in modo da non poter memorizzare il percorso o scattare foto e prendere punti di riferimento. Il giro è un segreto custodito gelosamente, ma tanto, pure se non lo fosse stato, difficilmente sarei in grado di ricordarlo: ero troppo impegnato a tenere le mie sacre chiappe fuori portata delle fauci spalancate di Angleo, del suo Morini e del tasso morto che mi ruggivano famelici dietro.
Comunque in considerazione del notevole livello tecnico espresso dai partecipanti e grazie anche alla circostanza fortuita che nessun BMW presente abbia accusato noie o rotture e con largo anticipo sul road book, arriviamo al Ristorante Motosega. Ciondoliamo un po’ fuori del ristorante, ognuno sparando le cazzate del proprio ampio repertorio, tranne Signo troppo impegnato a pavoneggiarsi con la sua “amichetta” che in effetti dopo averlo visto in azione in pose plastiche davanti alla macchinetta fotografica comincia forse a dimenticare la tuta di terinda e a prendere lontanamente in considerazione un risvolto meno superficiale della loro frequentazione e Romina che a testa bassa ripete come un mantra: “Ma chi me lo fa fare…ma chi me lo fa fare… ma chi me lo fa fare…”
Da Motosega se magna in abbondanza e con grande soddisfazione tanto da far desiderare, ai più, una “direttissima” verso le brande dell’albergo piuttosto che il prosieguo del giro. A calci in culo, invece, Cecco e Lerri fanno rimontare tutti in sella e per confonderci ancor di più le idee, allungano il giro previsto. Da quel poco che mi ricordo, mi rimangono nella mente posti incantevoli, strade bellissime serpeggianti tra boschi e piccolissimi borghi di due o tre case, tutti attraversati a velocità moderata e dove Lucone, da vero Signore qual è, non ha perso occasione per salutare tutte le persone (comparse pagate sicuramente da Cecco e Lerri) incontrate lungo il tragitto.
All’arrivo in albergo i più giovani continuano con i racconti delle “Beau geste” mentre i più maturi scelgono i letti come loro principali interlocutori. Sono circa le quattro del pomeriggio, c’è giusto il tempo per una doccia ristoratrice, una passata di lasonil sulle giunture, una spurgata al catetere, una lucidata ai tempi andati, un pisolino di pochi minuti che…. Driiiiiiin…. “A Triplo so’ le 19,30!!! Che devi fa’?”…. “EH? UH? Ah, sì, m’ero un attimo appoggiato al cuscino… aspettate che sveglio il Kimiko e arriviamo!”
Sul piazzale ci sono tutti, qualcuno pure pettinato e profumato per non sfigurare alla kermesse colligiana. Vengo arruolato per impratichirmi con le manovre di bordo come apprendista mezza zavorra di terz’ultimo livello sul camper di Maculato e ci inerpichiamo verso il centro storico di Colle DI val D’Elsa per raggiungere il ristorante “DA SAPIA”.
I nostri ospiti stavolta hanno fatto le cose in grande! Nessun imbarazzo almeno sotto questo piano! Autorizzazione al transito delle moto per il centro storico della ridente cittadina medioevale e parcheggio educato in uno dei posti più suggestivi. Il Comune pare però abbia richiesto, per iscritto, ampie garanzie sulla tenuta del motore del Morini di Angelo in considerazione che l’eco della precedente esplosione avvenuta sulla Terni –Orte qualche settimana prima e ampiamente prevista da tutti, compreso il tasso morto, ancora non si era spenta.
I proprietari del Ristorante devono aver letto qualche leggenda metropolitana che circola sul nostro conto; hanno previsto infatti un rigidissimo servizio di sicurezza formato da elmetti appartenenti alle SS.
Ci pensa Gojira a farci ben volere dai gestori, offrendosi ripetutamente da bere e contribuendo a fare, da solo, mezzo bilancio annuale del locale.
Su un telo bianco scorrono le immagini degli Sporchi nelle varie situazioni internazionali nelle quali si sono distinti e scorrono anche le notevolissime e abbondanti portate previste dall’abilissima organizzazione.
E’ notte quando riguadagno il sospirato materasso. Prima di addormentarmi do il bacio della buona notte agli altri tre che dormono in stanza con me (Daniela, Panza e Vincenzo) e mentre sprofondo nel sonno dei giusti prendo la decisione drastica: nei prossimi anni al Chianti non andrò più…………………in moto.
Questi gli “Sporchi” che hanno partecipato a alla 2^ edizione del “Chianti che ti passa – La Vendemmia”
1-moro
2-psycho
3-fede
4-boga
5-3-g
6-romina
7-justfe
8-gojira
9-lucone
10-triplo
11-daniela
12-gemsx
13-vincenzì
14-giro
15-lo zio
16-mirtillo
17-signo
18-mac
19-mac frugis
20-scarapocchia
21-anna
22-nonno
23-nonna
24-cecco
25-eminenz
26-eddieehk
27-claudia
28-ere
29-cate
30-angelo
31-gianlu59
32-gemdx
33 – … il Morini di Angelo
34 -il Tasso morto.
L’ultima chicca ce la riserva il ritorno verso casa: visitiamo la suggestiva Abazia di San Galgano con la sua “spada nella roccia” e poi dopo aver salutato gli altri che preferiscono passare per Pienza, io con i gemelli, Lucone e Vincenzo, raggiungiamo l’Aurelia attraverso la statale n.73 Senese Aretina…una delle strade più belle mai percorse.
Un doveroso e veramente sentito ringraziamento va, per la gentilissima e rilassata ospitalità, al Cristall ( http://www.cristall-feri.com/ ) che ci ha ospitato per la seconda volta senza battere ciglio.
Ai ristoranti L’Angolo di Sapia di Colle e Da Motosega a Gerfalco per la gentilezza del personale ed le abbondanti e squisite porzioni (sia liquide che solide).
Al Comune di Colle di Val d’Elsa per i permessi di transito concessi all’interno del borgo antico ( http://www.comune.collevaldelsa.it/ )
Ed infine un abbraccio e un “GRAZIE” a Cecco, Lerry, Eminenz, Angelo (e al Tasso) e a tutti i colligiani che hanno contribuito a rendere questo fine settimana come al solito indimenticabile.