Giorni ormai che l’Afgano si preparava psicologicamente alla partenza, così preso ad immaginarsi tra le dolci colline toscane, che gli era quasi passato di mente di fare quei controlli di routine alla moto che dovrebbero essere la regola di ogni “vero” motociclista.
Ed infatti io non l’ho fatti!
Riesce solo ad ingrassare la catena e mettere sotto la sella due camere d’aria (visto che culo Dona’!?), un paio di messaggi con Max e Dado e si presenta al lavoro pronto per la partenza: come entra lo scambiano per il ragazzo del pony-express…
Alle 15.30 appuntamento sulla salaria, missione Cassia e su per la tuscia fino alla tosca….
Dado è vestito come dovesse partire per la Dakar, con tanto di boccia d’acqua, Max ha degli imbarazzanti pantaloni invernali che nel frattempo faranno da serra a non si sa bene quali specie di muschi e licheni, l’Afgano è una fighetta di tutto punto (cambia moto ogni 6 anni e insieme si rifà l’abbigliamento: la moto l’ha cambiata da poco ergo è tutto lindo e pinto): viene schifato e guardato di sbieco dai maski duri del trio.
La partenza non è certo da copione (ma d’altronde se ti piacciono i copioni hai sbagliato compagnia).
All’urlo “Si va al CHIANTI” la moto del Dado risponde con 8V di batteria, decisamente pochini per farla partire.
Bestemmione suo e sguardo attonito degli altri due.
Svita via il fianchetto laterale sx e con orrore constata che i connettori del regolatore di tensione sono completamente fusi e stanno cospargendo di bollente liquido nero come pece tutto il resto.
Nell’ordine le reazioni alla nefasta visione:
Dado: “MA V@ff@nG910!!!!! & kk&K@770!!! E t’ho pure montato il MOSFET!! E lo sapevo che dovevo passà da Pino prima!!!”
Max: “Mhmm…”
Afgano: “Vabbè io prendo due birre”
Ci vuole una mezzoretta per tagliare via i connettori fusi e rammendare alla bell’e meglio la situazione. Rinfoderati i guanti con la mani ustionate dalla plastica fusa finalmente si parte.
Il ritardo accumulato ci fa scegliere l’odiata autostrada, dopo circa 100 km salta l’anabbagliante destro del Dado: inizia a frullargli in testa l’idea che il destino lo stia punendo per aver abbandonato la moglie a casa dopo una settimana di matrimonio..l’idea frulla pure agli altri due che però si dichiarano innocenti.
Luigi, che ci vede lungo e aveva previsto tutto il ritardo, si unisce al trio: poco prima di abbandonare l’autostrada la Canaro fa ingresso in autogrill con sopra il Moro e la Bionda.
Dai che ci siamo!
Esci di là, rientra di qua, pija le rotonde “seconda uscita a destra questo è il cammino” ed eccoli in un agriturismo da favola, molto al di sopra degli standard sporcoenduristi, se non fosse per qualche moto già nota, diremmo di esserci sbagliati. Ma è tutto vero, e, ….che posto, cominciamo alla grande!
Tempo di fingere una rinfrescata e al calar del sole sono tutti a Casole dove complici gli sporchi appoggi locali, gli Sporchi possono infischiarsene della ZTL e parcheggiare sulla piazza centrale dello stupendo borgo.
Manco c’avesse avuto un timer impostato, il collegamento elettrico del Dado cede proprio di fronte al locale della cena.
Ma qui ora sono tutti tranquilli, ci sono oltre 30 Sporchi con le borse piene di pezzi di ricambio! E difatti il Gemdx (o era il Gemsx?) caccia fuori dal cappello 3 provvidenziali connettori mammuth che ripristinano la situazione.
Ora si possono rilassare e godere la serata. Ma quanta bella gente! Che bella sensazione dare un volto agli avatar (che poi i volti non è che fossero ‘sto splendore ma siamo gente che s’accontenta tutta)!
Cena ed un dopocena che progressivamente sfuma nei ricordi, riportano l’Afgano (che ha trafugato una bottiglia al bar) sulla piazza dove trova solo la moto sua e del Maggico: il ritorno all’agriturismo resta un buco nero nei ricordi di molti.
Palì, indomito sonnambulo che non si sa come era già arrivato, accoglie tutti in vestaglia e calici tintinnanti….
Tutti alla fine a nanna, in qualche modo.
Con le facce piste dal sonno iniziamo a buttare giù l’idea che stare al Chianti vuol dire fare anche del fuoristrada. La voglia di far riattivare le sinapsi non è tanta, ma basta una fetta di torta dolcemente preparata dalle ragazze insieme ad un goccio di Caffè Turbo trade mark Ere&Lerry’s Production per risvegliare in tutti noi una sana e maskia passione per l’enduro ed iniziare ad agognare lo sterro: sennò, al Chianti che ci siete venuti a fare!?
Siamo in tanti. Una colonna di moto totali più o meno vecchiette accinge ad affrontare in gruppo i primi tornanti d’asfalto, strade perfette che incorniciano paesaggi mozzafiato. La brezza e le curve ci svegliano dal torpore. Il giro del CHAINTICHETIPASSA3 è cominciato!
Si inizia con uno sterro insidioso, una discesa abbastanza ripida che perde quota dentro una pineta. I primi metri di off mettono sempre in soggezione. L’anteriore che scarta a destra e sinistra ti fa sentire un po’ a disagio sulle prime, lanciandoti i soliti messaggi del tipo “ma chi me l’ha fatto fare”. Basta poco però per prendere confidenza con il nuovo assetto anche grazie al fatto che il terreno è molto compatto. Notiamo infatti come le strade bianche toscane siano meglio mantenute delle consolari romane. Lingue di perfetto brecciolino luminoso che si snoda sinuoso nelle bucoliche colline. Ti invita ad aprire, ti invita a derapare, ti invita a fermarti per godere del paesaggio. Una goduria pura.
Siamo in tanti e la polvere che alziamo è l’unico vero fastidio. Dopo qualche chilometro siamo tutti intonacati come reduci da ground zero mentre le nostre motorette iniziano ad assomigliare a sculture d’alabastro di Volterra.
E poi venne il primo guado….
Qui potrebbe essere speso un profluvio di parole per descrivere l’abilità e le doti motociclistiche di molti dei partecipanti ma le immagini rendono molto meglio l’idea delle impressionanti doti fuoristradistiche proprie della maggior parte del gruppo.
Nel prosieguo si registrano imbarazzanti cadute da fermo, fraterni sbeffeggiamenti e grasse risate.
Il paesaggio scorre stupendo, passiamo in mezzo a boschi refrigeranti e decidiamo di sostare per riposarci nell’unico spiazzo privo di ombra nel raggio di chilometri (Sporchi Misteri) e poi finalmente a tavola: sennò, al Chianti che ce siete venuti a fare?! Ed infatti Just ci raggiunge solo per il pranzo!
Chi si leva gli stivali, chi mette i panni ad asciugare e maledice il guado, chi ci prova con la cameriera, chi schiaccia una pennica, insomma una tavolata di tutto rispetto!
La ripresa è faticosa, il tratto del dopo pranzo è, per pendenza e saltelli, l’ideale per una sana digestione….però, però vediamo il mare…e col caldo che fa rosichiamo un po’… perché alla fine, per stare tutti insieme, anche una grigliata sulla spiaggia andava benissimo!
A questo punto, dopo un paio di rigurgiti neonatali dovuti ad un terreno non troppo lineare arriva il secondo guado: e qui occorre segnalare la subdola defezione di uno dei più stimati membri del gruppo che silenziosamente riprende la strada maestra per l’accampamento (c’è chi narra avesse bisogno di tempo e spazio per potersi godere le amanti che s’era portato nascosto nei containers caricati sul mezzo).
Degno di nota è il passaggio di Palì che manco fosse Mosè apre le acque come a voler generosamente svuotare il fiumiciattolo per far passare agevolmente la sua tribù.
Altrettanto degno d’attenzione il passaggio di Dado che ci regala un intraversata degna dei migliori professionisti dei rally: che forse non si è accorto di aver rischiato la vita ma poco conta, è stata un’emozione per tutti…
D’obbligo invece segnalare il passaggio del Gemdx (o era il Gemsx?) che dopo aver spavaldamente sorpassato l’ostacolo con la sua fiera XL ritenta l’impresa a cavallo del moderno gs800 di Tenerello rimediando due spegnimenti del motore, qualche spinta e molte prese per i fondelli. Alla stampa rilascerà la seguente dichiarazione: “io le moto froscie non le posso guidà, solo quelle con l’accensione a pedivella!”
Il giro continua godurioso fino a quando…..
”ma no dai non è possibile”,
“ma andava a 40 all’ora”,
“ma che 40…si e no era a 20 all’ora”
“io l’ho visto, s’è alzato subito”
….sì, per fortuna lo Zio s’è alzato subito, ma il suo GS1200 ha avuto bisogno di un po’ di aiuto e
“Aaaarggghhhh….che orrore! Testata SPAKKATA!! copioso versamento d’olio e pezzi di sensori sparsi sul brecciolino”.
Ma possibile che in crucconia non abbiano trovato un sistema per ovviare a drammi del genere!? No perché ti succede al Chianti una scivolata, alla fine può darsi anche che la digerisci, ma ti succede in vacanza, vacanza rovinata e tanti saluti per una banalissima scivolata (però bisogna dire che la giessona sembra godere di assistenza in ogni anglo remoto del pianeta, cosa che invece….invece… Ere!).
La disavventura dello Zio ci offre ancora una buona scusa per scendere dalle moto e goderci la magica atmosfera che si respira in questi posti. Mentre aspettiamo il carro attrezzi, abbiamo di fronte Volterra. Il mitico Angelo ci parla un po’ di queste zone, ci racconta con orgoglio della sua casa, una vecchia stazione di posta cambio cavallo restaurata sulla via Francigena. Queste colline massimizzano il concetto di qualità della vita, per chi viene dalle grandi città è un sogno ad occhi aperti. Mentre lo sguardo si ubriaca di tanta beltà, ci si sorprende a rivalutare la propria situazione, ci si immagina a vivere qui, lontani dalla frenesia della metropoli, senza traffico, con la cucina slow food, con i figli che giocano per le campagne, con la sagra del cinghiale a primavera, ecc..
Ma si è fatto tardi oramai, il carro attrezzi arriva e decidiamo di chiudere qui il giro accorciandolo di fatto di una cinquantina di kilometri.
Alla fine, il GPS segnerà 150km totali, tempo in marcia 5 ore, tempo fermi 5 ore.
Il Chiantichetipassa3 non finisce qui, ora arriva la cena più attesa dell’anno, qualcuno addirittura la reputa ben più Sporca della tradizionale Sporcacena di fine anno.
Le aspettative non vengono tradite, il cibo è superlativo, il vino che te lo dico a fare… ma il clou della serata lo si raggiunge con una torta matrimoniale dedicata a SPORCOENDURISTA CHAINTI CHE TI PASSA 3!
Chi può essere l’artefice di cotanta dedizione alla causa, tale fedeltà allo sporco marchio poteva venire solo da chi ne sa a pacchi, solo da te, oh vetusto centauro su Aprilia Pegaso: ANGELO!
Gojira, sconvolto da tanta generosità, non regge l’emozione e si lancia a peso morto dalla finestra. Con questa scena madre, il sipario lentamente cala su questa terza edizione del Chianti che ti passa.
Il mattino dopo si sprecano abbracci e baci e promesse di arrivederci a presto: chi impacchetta, chi si mette d’accordo per fare la stessa strada, chi si da appuntamento per il viaggio in Iran di quest’estate, chi si adopera a per riparare la gomma a terra sennò col cazzo che torna a casa…
E così, con il solito magone che contraddistingue le partenze, si tira l’aria e si mette in moto, i clacson si salutano agli incroci, le moto impolverate si disperdono ai 4 venti. E prima che l’ultimo amico sparisca dietro la più verde delle colline, già non vedi l’ora che sia di nuovo Maggio.