Sicilia è un aggettivo, un “superlativo assoluto massimo”, associabile solo alla Sicilia.
Sicilia è sicilia, non ci sono altri aggettivi per descrivere quest’isola. Conquistata, invasa, contesa 100 e + volte da 100 e + culture differenti e lontene.
Tutti, davvero tutti sono passati dalla Sicilia, ombelico della civiltà moderna. E tutti, fenici, greci, romani, arabi, svevi, normanni, spagnoli, americani, italiani, hanno lasciato una loro impronta, un segno del loro passaggio. La Sicilia è riuscita, in modo unico, ad assemblare, fondere, far convivere elementi diversi, addirittura opposti.
E questo lo si vede in ogni piega dell’isola.
Alle falde dell’ Etna, dove la montagna abbarccia il mare, colate laviche che arrivano a tuffarsi nel blu creando paesaggi assurdi ad Acitrezza ed Acicastello. Il nero della roccia, il blu del mare, il verde della vegetazione, il tutto incastonato nell’azzurro estivo del cielo.
Differenti paesaggi che incredibilmentte si fondono armoniosamente, si possono notare spostandosi da Agrigento fino a Trapani.
Dall’entroterra agrigentino, che arido e desolato ti ricorda l’Arizona, si arriva su un tappeto di sfumature verdi e marroni, da Menfi fino a Marsala colline di vigneti caratterizzano il paesaggio.
Proseguendo da Marsala, costeggiando il mare nel giro di pochi Km cambia tutto, “le saline” che con i loro colori rendono “metallizzato” quel tratto di costa.
La natura in Sicilia si manifesta nelle sue più curiose espressioni.
La bianchissima cala dei turchi. Il Cornino con la sua “spiaggia” di roccia lavica. La riserva dello Zingaro e San Vito lo Capo, oasi di vegetazione mediterranea. Tindari con le sue lingue di sabbia che il mare modella in nuove forme. Le gole dell’Alcantara, dove il fiume si è fatto spazio, spaccando, levigando e disegnando la roccia. I Nebrodi, catena montuosa verdissima, che ti emozionano davvero facendoti scorgere da un tornande il mare mente si è immersi in un paesaggio quasi alpino. Vendicari, Capo d’orlando, nell’estremo sud, dove le calme acque dello Ionio si mischiano a quelle + agitate del Mediterraneo, e davanti all’ Isola delle Correnti si vede la netta spaccatura del mare.
Tutte queste differenze fuse in modo artistico rivivono nell’architettura, e l’esempio più lampante è la cattedrale di Ortigia, prima tempio greco, poi adattato dai normanni a chiesa inglobando le colonne doriche nelle mura, mentre la facciata è arricchita dal barocco, il tutto assieme, fuso in maniera armonica, a differenza dello stupro effettuato ai danni di Agrigento con il cemento della speculazione edilizia. Come una porta aperta per il passato, la Valle dei Templi ti catapulta oltre 2000 anni indietro, facendoti rivivere e respirare l’aria dell’antichità. Il risveglio è drammatico, un muro di cemento e una sopraelevata sfreggiano il paesaggio che si ammira dal crinale dove l’uomo di “una volta” ha toccato il massimo dell’edilizia, e di fronte, l’uomo “moderno”, ha risposto mostrando il punto più basso.
Da segnalare anche il duomo di Monreale, e tutto il centro di Palermo, il castello di Donnafugata. Da vedere assolutamente il barocco che orna il ragusano, che fa vivere la pietra, balconi, cornicioni, edifici animati da figure mostruose e buffe (Ragusa ibla e Scicli fantastiche).
Nel girovagare e perdersi, colpisce imbattersi, sulla stessa strada, a poche centinaia di metri di distanza, in un borgo normanno con mura di cinta e merli, torrioni e feritoie, e in un paesino di pescatori in riva al mare, totalmente diverso, con mura bianche e finetre aperte verso il mare. (Scopello).
Non posso non ringraziare Luca e Marzietta per averci ospitato e tutto la combricola di amici di Catania che c’hanno scarrozzato fino alle 4.
Un mega GRAZIE anche a Giggione e Graziella, ma sopratutto grazie ai genitori, “minkia” quanto cucinano.
Poi Salvo e Biagio di Comiso, Ignazio di Monreale, Michele del Ballarò, Iaco di Trapani.. e ce ne sta di gente da ringraziare! A presto, prestissimo, la Sicilia ti affascina e conquista ed è difficile poi ripensare ad una vacanza diversa. C’è da ritornarci, per forza.
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