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Del Kikkaraduno ne sentivo parlare dai primi giorni di mia Sporca militanza. Insieme al Chiantichetipassa è uno dei raduni totalmente made in Sporcoendurista organizzato da Sporchi per gli Sporchi. Una Sporca faccenda, un panno Sporco da lavare a casa propria. Ad organizzarlo sono i ragazzi della tribù umbra che, oltre ad avere la fortuna di vivere in una terra magica popolata da elfi norcini e gnomi al tartufo, possono sfogare i tasselli praticamente ovunque godendo di una fitta rete di sentieri, mulattiere e carrarecce sterrate dietro la porta di casa.
Invogliato dai report delle passate edizioni, inizio a valutare la possibilità di partecipare al Kikka 2013. Il fatto è che sono diventato papà da pochissimi mesi e lasciare la famiglia per un weekend mi fa un po’ strano. E poi l’appuntamento a Terni è alle 9 di mattina del sabato, quindi partendo da Roma mi dovrei svegliare alle 6 e spararmi 130km di autostrada. Rimugino qualche minuto sulla questione, lo sguardo dolce della bimba mi fa sentire un pezzo di merda solo all’idea di lasciarla per due giorni interi. Inoltre mi ricordo di quella volta tanto tempo fa quando mi svegliai alle 6… cazzo ci sto ancora male. La pigrizia inizia a prendere il sopravvento. Ma si dai magari ci vado l’anno prossimo. E poi tanto piove.

E poi invece il giorno prima esce il sole… un moto di orgoglio motociclistico si impossessa di me e con sommo sforzo punto la sveglia…che suona puntuale sabato mattina alle 6 seguita da puntuale bestemmia.
Con un misto di sonno, rodimento di culo e senso di colpa mi travesto da endurista e imbocco la via direttissima per Terni in solitaria. 130km a manetta e arrivo all’agriturismo alle 9:02.

Ovviamente ad essere puntuali siamo stati in 4.
Il resto della truppa arriva alla spicciolata. “non trovavo le chiavi” “mi sono perso” “avevo capito che era domani” “oh ma da quanto tempo” “come cazzo è che ti chiami tu veramente?” “ah quello è katanga? Lo facevo più vecchio”

Tra una cosa e l’altra Mirtillo suona la campanella e si parte che sono quasi le 10. Dopo appena 2 km ci fermiamo ad un fontanino per riempire le borracce. Il Gemello Destro decide che questo è il momento più adatto per regolare la compressione delle forcelle. Ci è andata bene questa volta, l’anno scorso di questi tempi al Chianti decise di mettere mano alla carburazione della sua XL in piena notte, al lume di candela, guadagnando tanti insulti ma regalando a tutti una scena da bivacco dakariano. Oggi in Umbria siamo circa venti moto e non è facile gestire un gruppo così folto nei meandri dei tratturi. I pastori Just, Mirtillo e Offrodde fanno un egregio lavoro riuscendo a tenere un buon ritmo di marcia e senza perdersi nessuno per le montagne.

La pausa pranzo è allestita in un ristoro di strada, all’ombra di un pergolato. Ci spogliamo momentaneamente del costume da endurista e, dove prima c’erano agguerritissime protezioni in carbon kevlar e sgargianti maglie dalle fantasiose grafiche adolescenziali, compaiono mestamente rotoli di ciccia e facce di chi, a vederlo il lunedì mattina mentre va a lavoro, non gli daresti due lire.
Il climax è raggiunto dal tradizionale taglio della frittata alla pala ad opera del gran mastro frittarolo Katanga. Vino e birra annaffiano il tutto, cosa che renderà la seconda parte del giro ancora più dura.

Il povero Afgano riporta una ferita alla fronte causata da un sasso schizzato dal posteriore sgommante del perfido Nonno Peppe. Due lezioni da imparare da questa vicenda: 1) indossa sempre la mascherina 2) mai fidarti di chi porta per mulattiere un Transalp 1° serie senza neanche alzarsi in piedi sulle pedane.
In un impeto di masochismo, e stonato dal vino del pranzo, Afgano decide di schiantarsi tutto da solo inforcando una pozza di fanga che gli chiude di repente l’anteriore. Stranamente, riesce a farsi meno male di quanto gli abbia fatto il Nonno pochi minuti prima, ma per lui che smaltita!

Il percorso è bellissimo, niente di estremamente tecnico ma tutto molto suggestivo. Con i bicilindrici (quasi tutti) in alcuni punti bisogna stare un po’ più attenti ma il gruppo è bene equilibrato e si procede senza troppi intoppi anche attraverso un bel guado, una salita erta incagliata in una gola, fino ad arrivare in cima al monte Meraviglia toccando i 2000 mt d’altitudine. Giunti su questa meravigliosa terrazza, stappiamo qualche bottiglia di spumante e brindiamo agli Sporchi organizzatori di questo splendido tour e alla generosità della terra Umbra che ci ha regalato una giornata memorabile.

Torniamo alla base che oramai è sera. Il gps segna oltre 130km percorsi, 90% offroad. Le braccia e le gambe hanno accusato un po’. Una doccia veloce e poi tutti a cena. In pieno stile umbro ci vengono serviti antipasto, due primi, due secondi e libagioni varie. Butto giù l’ultima costoletta d’agnello che oramai sono le 23:30.
Personalmente sono a tocchi e decido di ritirarmi nelle mie stanze. La serata va avanti senza di me fino alle ore piccole. Afgano e Max di giustezza si imbucano nella mia stanza verso le 3 con la delicatezza di due bisonti delle grandi pianure americane. Così solo per salutare.

La mia sveglia suona di nuovo alle 7. Scendo a fare colazione e incontro il buon Gianpiero, l’unico mattiniero come me. Con gli stecchini tra le palpebre riparto alla volta di Roma. Mentre imbocco nuovamente l’odiata autostrada penso alla mia moto, la mia Africa, una moto comune, semplice e spartana che mi permette di partecipare a manifestazioni del genere mangiando kilometri su kilometri, asfalto, sterrati e boschi, senza neanche modificare la pressione delle gomme. Senza lamentarsi, senza borbottare, rispondendo sempre alle esigenze e adattandosi a tutto ciò che scorre sotto le sue ruote.

La moto totale.
E poi penso agli Sporchi. Gente comune, semplice e spartana ognuno con i propri cazzi per la testa, ma che quando si trova insieme mangia kilometri su kilometri, asfalto, sterrati e boschi, continuando sempre a sorridere sotto il casco. Senza lamentarsi, senza borbottare, rispondendo sempre alle esigenze e adattandosi a tutto ciò che scorre sotto le sue ruote.
I motociclisti totali.

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