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Terza puntata: Parco Naturale di Gradistea Muncelului Cioclovina, Sarmizegetusa Regia eCabana Codrin sui Monti Retezat.

Il giorno “libero” che ci siamo concessi a Cluj Napoca ci ha fatto decisamente bene. Siamo più riposati, i muscoli non pulsano più di spasmi di sforzi e strappi a spingere e tirare moto sovracariche e l’acido lattico accumulato nei precendenti giorni di enduro è quasi del tutto diluito.

Lasciamo Cluj Napoca abbastanza sereni e con davanti giorni di Romania e avventure. Preseguiamo a Sud diretti verso la vecchia capitale della Dacia: Sarmizegetusa Regia.
Guidiamo sulla steppa della Transilvania, regione piatta e secca, una vasta prateria con pochi accenni di alture che si estende dai Monti Apuseni fino ai Carpazi.

yamaha tenere 660 Elia il ProfetaBucium RomaniaFabio il Saraceno su Honda DominatorAttraversiamo la cittadina di Turda, oggi città industriale ma quì nel 1400 è stato emanato l’Editto di Turda dove si riconoscevano gli stessi diritti alle 4 grandi confessioni religiose all’epoca professate in Romania, mentre nello stesso secolo tutta l’Europa era dilaniata dall’Inquisizine e dalle lotte tra religioni.
Tutto fila liscio e piatto fino a Sebes. Qui la strada fa un’ampia curva lungo il letto del fiume Mures per poi entrare inerpicandosi nel Parco Naturale di Grădiştea Muncelului Cioclovina.

Le gomme che stridono e fumano sull’asfalto, Elia il Profeta si sbraccia vistosamente e accosta sul ciglio della strada mentre tutti e tre gli sfiliamo ai lati rasenti le borse e sentendo fischiare le carene imprecando tutte le divinità delle 4 grandi confessioni religiose nominate nell’Editto di Turda.

“Fratelli ho trovato la retta via!”

Il dito di Elia il Profeta sulla mappa traccia una retta netta Est-Ovest che intrufolandosi sospettosamente nel sottobosco attraversa parte del Parco Naturale Cheile Caprei poi il Parco di Grădiştea Muncelului Cioclovina per arrivare dritta precisa sulle rovine di Sarmizegetusa Regia.

“Fratelli! È una buona idea! Così risparmieremo noiosi chilometri di asfalto e ore di guida monotona di trasferimento”. Con voce convincente Elia cerca di spronarci.

“Non solo non mi sembra una buona idea, ma l’avventurarsi ciecamente in un sottobosco rumeno seguendo una ipotetica traccia immaginaria, sembra proprio un’ottima stronzata” Serafico risponde Fabio il Saraceno.

“Vabbè, se non ve la sentite allora facciamo asfalto” Elia tocca le corde più intime dello sporcoendurista pronunciando queste parole a mo’ di sfida.

enduro romaniaFabio il SaracenoLa vita è fatta di scelte.
E noi non avevamo scelta.

Elia il Profeta punta dritto il suo anteriore e da gas infilandosi nel sottobosco, lo seguiamo a ruota e in un attimo la vegetazione ci avvolge di un verde scuro denso da oscurare il cielo. Scompariamo così nelle viscere della Romania infilandoci in un buco marrone di fango e sassi viscidi, di bestemmie e tronchi di traverso, di ore di fatica e sudore a tirarci su una moto per volta su per un pendio viscido come il culo di un calamaro sudato.

Stai facendo Enduro quando inizi a desiderare l'asfalto“Stai facendo Enduro quando inizi a desiderare l’asfalto” Sono le parole cha appunto sulla mia Moleskine nella speranza che quando, tra qualche decina d’anni, ritroveranno i nostri corpi ci sia almeno una testimonianza delle fatiche patite nelle ultime ore di vita.

enduro gopro elia e andreaenduro gopro luigi e andrea

In Romania non si scherza con l’avventura

Il sottobosco non permette ai raggi del sole di penetrare e asciugare il terreno che è un pantano fangoso spalmato malamente su pietre e sassi levigati che i tasselli non vanno. La vegetazione fitta inghiotte tutto e cadere con la moto significa sparire per sempre dalla vista degli altri e ci cerchiamo suonando il clacson e sbraitando i nostri nomi.

Appena 100 metri: le cosce che pulsano di dolori, la schiena è un fascio di muscoli dilaniati da strappi, le braccia a pois tra ematomi e graffi, i muscoli tesi nell’atto dello sforzo, gli occhi rosso sangue in quelli del compagno a urlarci in faccia vocali di coraggio e forza. Spingiamo Andrea l’Afghano e appena 100 metri Fabio non c’è più. E’ caduto chissà dove e non riusciamo a ritrovarlo. Le voci attutite dalla vegetazione si confondono con il fruscio delle foglie. Tutto è verde, tutto è uguale, non ci sono coordinate per orientarci. Ci siamo persi. A piedi facendoci largo tra i rami ci cerchiamo in un vuoto verde intenso.

enduro gopro luigi de santisci siamo persi in Romania. Sporcoendurista report a puntateenduro dualsport adventure dualsportavventure in moto in Romania-2017honda africa twin 750 enduroA 2 mani sulla manopola del gas e il suono del posteriore che gira a vuoto si mescola con l’odore di gomma bruciata. I tronchi caduti puntellano il sentiero che è un budello di infelicità dolorosa che si arrampica fino a scollinare su un campo di erbetta infame e traditrice, un prato bagnato dalle nostre lacrime.

Avanziamo una moto per volta, un centimetro per volta tra canaloni di acqua piovana e imprecazioni stonate facendoci coraggio nella vana speranza che sia quasi finita. Una fatica disumana il restare in piedi che dobbiamo impuntarci a calci nel terreno fissando la punta dello stivale. La corda che brucia tra le mani e la moto da trainare, le urla a graffiare la gola, i “Daje” per ogni moto tirata su.

L’ ultima rampa è un sentiero che curva irto tra due file di cespugli di ortica alti almeno un metro. Unica possibilità di salire è lanciarsi come inesperti kamikaze orbi e cadere ammortizzati dai cespugli e le ortiche che entrano nel casco e le bolle che prudono la faccia, gli zigomi, la fronte.

enduro gopro green 2La staccionata di legno è aperta. La staccionata di legno è luce celeste di speranza e salvezza dopo le tenebre appena passate. Lui è paffutello: ciabatte nel fango, pantoloncini e t-shirt azzurra con su scritto “Gin Tonic Sporstwear”. Non vedo ali sulle sue spalle, sarà il colore del suo abbigliamento, ma lo scambio per un angelo quando mi aiuta a tirare fuori la moto dai quei maledetti ultimi metri di sentiero. Arrivano alla spicciolata anche gli altri, Elia, Fabio, Andrea. L’angelo rumeno sgnignazza vedendo i nostri volti tumefatti dalla fatica. Nemmeno avessimo fatto le Crociate. Ci raggiungono altri due ragazzi che vivono lì. Pacche sulle spalle, qualche selfie e parecchie risate.

amici rumeniavventure in Romania“Ma perchè non aveta fatto la strada asfaltata?” La loro è più una curiosità.
Non siamo in grado di rispondere, siamo in uno stato di hangover enduristica. Stramazziamo al suolo sfiniti con le uniche forze a disposizione che bastano ad inspirare-espirare inspirare-espirare inspirare-espirare.

Il bosco che ci ha inghiottito 4 ore fa ci rivomita dopo 8 kilometri. Siamo ancora vivi.

Geoagiu-Bai Terme

“Dobbiamo parlare e metterci daccordo sul concetto di Fuoristrada” Sono le parole pronunciate dall’Afghano ancora boccheggiante in carenza di ossigeno. Siamo tutti e 4 ansimanti schiena a terra affianco alle moto a guardare il cielo.

Riusciamo a mala pena a risalire in moto e a fare qualche kilometro fino a Geoagiu-Bai, località termale, molto ruspante e sincera. Prendiamo alloggio presso una vecchia signora. Abbiamo a disposizione la piscina, vuota. Ceniamo da Arturo che ha lavorato in Italia per 12 anni, stanco di fare il manovale è ritornato in Romania e ha aperto un ristorante. Mangiamo degli ottimi mici, le classiche polpette di carne, aglio, origano, pepe e timo, piatto tipico della cucina rumena.

alloggio Geoagiu Bai TermeArturo cucina i Mici a Geoagiu-Bai Terme

Sarmizegetusa Regia

Scottati dalla giornata di ieri raggiungiamo la vecchia capitale Dacia su asfalto. Parcheggiate le moto dovremmo ora percorrere a piedi, con addosso tutta l’attrezzatura da moto, i 3 km che ci separano dal sito archeologico che si trova a 1200 metri di altezza.

“Non esiste proprio” all’unisono.

Aspettiamo fino a quando un guardia parco non varca l’ingresso con il suo pick-up. Occhi dolci da Bambi e fuse da Aristogatti mentre facciamo l’autostop e in un attimo siamo sul cassone posteriore.
Ci piacciono le emozioni forti e facciamo cenno al guardia parco di accellerare. Quello non se lo fa ripetere due volte e si imbarcamena in una corsa folle con se stesso sballottandoci e mescolandoci come carte da gioco nel cassone. Arriviamo in cima e ci facciamo il segno della croce e baciamo terra come il Papa.

saliamo sul pick-upgopro giro sul pick-up
Il sito archeologico di Sarmizegetusa Regia, uno dei luoghi più affascinanti della Romania, fa parte delle 6 fortezze costruite dai Daci
nel I secolo a.C. Sembra una piccola Stonehenge inespugnabile. Cesare e Domiziano rinunciarono a queste terre e solo nel nel 106 d.C. l’esercito romano guidato da Traiano riuscì ad avere la meglio sui Daci.

E’ un luogo molto particolare, che suggestiona. Troviamo un ampio disco solare, 2 enormi aree sacre circolari e steli di roccia vulcanica piantate nel grande terrazzamento.

Sarmizegetusa Regia RomaniaSelfie Sarmizegetusa RegiaSelfie Sarmizegetusa Regia

Cabana Codrin sui Monti Retezat

Pranziamo alla Pensiunea Lupul Dacic dove abbiamo serie difficoltà linguistiche da non riuscire a comunicare con le cameriere ed ordinare pane e acqua ci costa una fatica. Per restare leggeri prendiamo una serie di insalate indicando a caso il menu, dalla greca alla bulgara.

Pensiunea Lupul DacicCabana Codrin Monti Retezat
Nel pomeriggio riusciamo a raggiungere Cabana Codrin a 1000 m s.l.m. sui Monti Retezat. Tutto attorno picchi alpini che si specchiano in piccoli laghetti di montagna. Una stanza per pochi Leu da Giovanni che ha un rifugio ancora in costruzione.
Lo stanzone puzza ancora di vernice fresca e ovunque e su ogni cosa ci sono depositati centimetri di segatura. Sotto di noi la moglie cucina una zuppa con mille vespe che ronzano attorno che la metà finisce nell’impasto, facciamo spallucce sapendo che sarà la nostra cena di stasera che consumeremo su un tavolo lercio costellato di molliche e bulloneria varia. Noi abbiamo fiuto per scegliere i posti con più disagio.

Andiamo a letto alle 21.16. Ed era da quando avevo 16 anni che non andavo a dormire così presto.

Cabana Giovanni Monti RetezatIn questa parte della Romania è forte la presenza dell’aquila. Elia si lascia suggestionare così tanto che appena sveglio afferma di averne sentito un intero stormo. In realtà si tratta di una scolaresca in vacanza che stava giocando nel prato proprio di fronte al nostro rifugio.

Colazione spartana con caffè e merendine sbiadite. Salutiamo Giovanni e la moglie intenti nel costruire il loro rifugio e rimontiamo in sella con le visiere puntate verso le due strade più belle della Romania: la Transalpina e la Transfagarasan.

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