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Seconda Puntata: Frontiera Turchia – Iran, Orumieh, Kurdistan iraniano, Esfahan

Frontiera Turca

Scendiamo in strada e ricarichiamo le moto visto che la sera prima, solo dopo che ci eravamo già coricati a letto, ci hanno consigliato di togliere borse, valigie e il resto perchè sono soliti rubare di tutto.

Rimontiamo in selle e di fretta ci dirigiamo verso Esendere per sbrigare subito le pratiche doganali, salutare la turchia e “Welcome in Iran!” anzi “Ari-Welcome in Iran!” (visto che sia io che Andrea già eravamo stati in Iran in anni differenti)

Arrivati in frontiera stranamente troviamo un’aria troppo serena e rilassata. Chiediamo informazioni e la risposta del poliziotto turco “Compiuter Problem” ci fa capire tutto. Ci rilassiamo anche noi visto che sappiamo benissimo che la mattinata la passeremo qui ad aspettare che sia risolto il “Compiuter Problem”.

Andrea comincia a rullare sigarette a destra e manca distribuendole a camionisti, poliziotti, cambiavalute e trafficanti. Per ringraziarci ci fanno accomodare nella sala vip della dogana dove c’è addirittura un divano.
Fuori inizia a fare caldo.

All’improvviso un’esplosione di agitazione e frenesia coinvolge tutti: “Compiiiiiiiiuuuuuuter OK!”
Scatta quasi la hola tra tutti noi in attesa ormai da ore. In meno di un minuto, grazie anche alle migliaia di sigarette rullate ai poliziotti, sbrighiamo tutte le pratiche e via attraversiamo il cancello.
Eccoci in terra iraniana.

Frontiera Turchia Iran

Frontiera Iran

Scendiamo dalle moto, le parcheggiamo e ci prepariamo a lunghe ore di attesa, code, file infinite, timbri e ritimbri che quella s’è sbagliata e c’ero prima io, e no signora… non è perchè lei è vecchia può passarmi avanti facendo finta di niente, aho no t’ho detto di no! no non voglio niente, sono un turista… italiano… no no no berlusconi non c’è più “mortaccisua che je venisse un corpo”, “ma che ne sai te”.

Ma…

Ci avviciniamo all’ufficio, ci aprono la porta, ci fanno accomodare, ci timbrano tutti i documenti e “Welcome in Iran”.
Usciamo fuori la porta e lentamente ci giriamo indietro, poi ci guardiamo e facciamo spallucce e sinceramente ci restiamo un po’ male … “certo che non esisto più gli Stati Canaglia di una volta”. Quasi restiamo offesi che nemmeno c’hanno controllato i documenti delle moto, nessuna perquisizione, nessuna ispezione valige.

Vabbè visto che abbiamo tempo e fa un caldo da paura… “perchè non andiamo a cambiare i soldi da quel simpatico gruppetto di cambiavalute in nero?”

Andrea qui mette su una scenetta che dura 4 ore. 4 fottute ore sotto il sole cocente. Alla fine cambiamo 50 euro in due riuscendo a tirare e scendere fino a risparmiare l’esorbitante cifra di 0,30 centesimi di euro.

Frontiera Turchia Iran Frontiera Turchia Iran

Orumieh

Entriamo a Orumieh nel primo pomeriggio e cerchiamo di raggiungere la Guesthouse di Hosseini. Siccome noi siamo due furbi e ci mangiamo le volpi a colazione non abbiamo pensato che in Iran i nostri cellulari non riescono a chiamare, in Iran il governo ha vietato Facebook e quindi noi Hosseini non sappiamo proprio come contattarlo.

Per quanto possano essere accoglienti ed ospitali gli iraniani, e per quanto possano fare di tutto per aiutarti, stavolta nulla possono contro la nostra stupidità. Infatti nè io e nè Andrea ci siamo segnati il numero, la zona, l’indirizzo … nemmeno il cognome di Hosseini. E quando qualcuno si offriva di accompagnarci noi rispondevamo solo: Hosseini, Hosseini, Hosseini.

Hosseini chi?
Bho?!
Ma qui ci sono un milione di Hosseini!

Per fortuna un ragazzo di una pasticceria che poi ci offre anche un gelato buonissimo si collega a Facebook tramite un’applicazione che aggira il blocco imposto dal governo, entra in amicizia con Andrea l’Afgano e dopo qualche like riusciamo a rintracciare Hosseini. Finalmente!

Hosseini viene a prenderci in moto e ci accompagna nella sua Guesthouse. Approfittiamo della comoda sistemazione per riposarci, lavare il bucato, e gustarci un sacrosanto caffè. Facciamo un salto al bazar e poi serata con Hosseini con pizza e birra (analcolica e al gusto di melograno).

E sulla mia moleskine appunto questo: “La ragazza alla cassa merita”

Orumieh birra iran Orumieh caffè italiano Orumieh

Il bazar di Orumieh è molto bello e ha prezzi molto più bassi (lo sopriremo in seguito) di tutti gli altri bazar iraniani.

Qui conosciamo dei ragazzi che ci invitano a fumare il galian: il classico narghilè turco. Il fatto strano che questo non emette fumo, nulla, zero. E si fuma inspirando ed espirando velocemente. Bho.. un po’ deludente.

Bazar Orumieh Bazar Orumieh Sporcoendurista-Iran-2014-3 Sporcoendurista-Iran-2014-4 Galiam Bazar Orumieh

Kurdistan iraniano

Partiamo presto da casa di Hosseini dopo aver scambiato due chiacchiere con il padre. Dopo un primo momento di diffidenza si sbottona e scopriamo che è un super-comunista convinto, appassionato della cara vecchia CCCP, di Lenin e Yuri Gagarin. Ci scorta fino all’uscita della città e lo salutiamo con i pugni chiusi al cielo.

Ci dirigiamo a sud costeggiando il confine Irakeno. Conosciamo una simpatica famiglia di un paesino tra Erbil e Mosul che è in Iran in vacanza. Sgraniamo gli occhi e gli diciamo che vengono da una zona di guerra sottoposta al controllo dell’ Isis. Ci confermano la presenza del gruppo estremista islamico ma che non c’è solo quello, non ci sono solo quei matti, che la loro città vive, c’è gente che lavora, fa la spesa e va in vacanza.
A Marivam ci ferma la polizia e ci porta in commissariato senza dirci nulla. Nessuno parla inglese, meglio! Aspettiamo allora 3 ore che arrivi il traduttore che poi alla fine di inglese ne sapeva quanto me: “Hello my friends!” “Where are you from?”.
Intanto l’Afgano rulla sigarette a mezza caserma e gestisce il traffico di poliziotti in fila per farsi un selfie sulla sua moto. E questa coma mi lascia l’amaro in bocca, si perchè la mia alla mia moto nessuno presta attenzione.

Continuiamo a scendere verso sud e a salire di altitudine scalando un passo oltre i 2500m verso Paveh. Ci fermiamo a mangiare un kebab e cipolla in un chioschetto che si affaccia sulla bellissima strada che abbiamo appena percorso. Ininterrotti sali-scendi vertiginosi che ci si otturano le orecchie e facciamo decompressione come i sub.

(Andrea perde il cavalletto della macchina fotocamera)

La serata la passiamo a Paveh in compagnia di un gruppetto di curdi a cui raccontiamo la strada che abbiamo percorso per arrivare fin qui, vantandoci delle nostre doti fuoristradistiche fino a quando uno di loro ci mostra un video per farci capire cosa loro intendono per fuoristrada, dicendoci che noi di lì ci siamo passati quando il fiume era in secca, loro lo fanno tutto l’anno per consegnare viveri e merci ai villaggi più piccoli.
Quando lui mi vede riprendere con il mio cellulare lo schermo del suo telefonino sul quale stiamo guardano il video mi prende per scemo e mi domanda davvero se vengo dall’Italia, dall’Europa, dall’Occidente evoluto e poi mi dice: “Scusa ma se vuoi posso inviartelo tramite Bluetooth … lo sai cos’è il Bluetooth vero?”

Che Guevara in Iran kurdistan-iran-1 Kurdistan Iran 2014 Kurdistan Iran 2014 tra Marivan e Paveh Macellaio iraniano il Moro e l'Afgano kebbabaro con vista sulla vallata

Paveh / Kermanshah / Khoramabad

Oggi maciniamo chilometri di tutti i colori. La mattina partiamo che fa un freddo cane, guidiamo su strade sempre sui 2400m – 2500m.

Scendiamo a quote normali e ci accoglie uno caldo torrido che ci fa schiumare anche le chiappe. E’ quasi ora di pranzo e facciamo sosta a Kermanshah. Scendo e vado a comprare un melone, sono giorni che andiamo avanti a pita, cipolle e kebab e un po’ di frutta ci farà senzaltro bene. Intano un capannello di gente s’è assemblato attorno alla moto di Andrea: “ma che bella moto, ma quanto costa, ma quanto fa” e patapim e patapam” … e in molti a fare foto con il telefonino. Ancora oggi mi chiedo perchè durante l’intero viaggio tutti ad osannare la bellezza della moto di Andrea e non la mia.

Ci lasciamo alle spalle Khoramabad e sempre guidando accompagnati da questo caldo torrido arriviamo precisi, perfetti, puntuali alla periferia di Esfahan in piena ora di punta. Ora non so quale sia la vostra idea di traffico, ma fidatevi il traffico iraniano di una città medio grossa come Esfahan nell’ora di punta è una cosa divertentemente apocalittica.

melone viaggiare comodimotociclisti iraniani

 

Esfahan

Caldo, clacson, la moto, il motore acceso che emette caldo in mezzo alle cosce, traffico, sudore, stanchezza, riusciamo ad arrivare dietro Piazza Naqsh-e jahàn. Prendiamo una stanza extra-lusso ed estra-luxuria presso Esfahan traditional hotel (straconsigliato) dopo una contrattazione davanti a delle ragazze francesi che si sono accomodate e gustate un pezzo di commedia italiana con due attori d’eccezione: il Moro e l’Afgano.

Una doccia scrostante, poi t-shirt nuova e profumata di chiuso delle valige e ciavatte ai piedi ci catapultiamo in centro. Ma che bello qui! Quanto è differente quest’ Iran da quello che abbiamo visto fino ad ora. Ragazze in giro da sole, ragazze che guidano, ragazze sempre in hijab ma carine e alla moda, ragazze… ammazza quante ragazze! E che belle!

Esfahan Sporcoendurista 2014 Esfahan Sporcoendurista 2014

I Vitelloni di Esfahan

Passiamo le giornate così a fare i vitelloni in giro, ad assaggiare l’ottima crema di riso iraniana, a bere te e fumare narghilè da Azabegan, a cena nel quartiere di Jolfa. Insomma a fare la cosa che sappiamo fare meglio: nulla.
Mentre rientriamo in albergo un po’ stanchi e provati, ma pronti per prepararci a ripartire la mattina seguente accade l’imprevisto.

Finora non ci siamo mai fermati. Nonostante gli avvertimenti: L’Iran è pericoloso, a Yazd fa troppo caldo, il Dash e-lut è impraticabile in agosto, non andate a Kerman, non dormite nei villaggi è pericoloso
Nulla, niente ci ha fermati!
Nulla … tranne l’invito a cena di 4 ragazze iraniane che hanno rischiato di far saltare tutto l’intero viaggio. Con loro avremmo passato tutti i restanti giorni che ci restavano (e non solo del viaggio).

Noi a farci mille pippe mentali se potevamo scattare una foto con loro, mentre loro prima ci offrono un chai all’Abbasi Hotel e poi ci spupazzano in macchina in giro per Esfahan al ritmo della gracchiante Iranian Disco-Music.
Ci riaccompagnano e in albergo e ci dicono: “vi va di cenare con noi”.
L’Afgano fa lo splendido e passandosi le mani tra i capelli: “Non so, domani noi dobbiamo partire, poi sono stanco, non lo so vi faccio sapere”
Per fortuna intervengo io e le rassicuro che ci saremo, ceneremo molto volentieri assieme, e do un sonoro scappellotto all’Afgano.
Per la serata che ci aspetta ci prepariamo alla grande e addirittura ci facciamo la doccia e ci cambiamo le mutande.
Restiamo un altro giorno, e un altro e un altro ancora ad Esfahan sempre nell’ozio più totale e rapiti dalle bellezze di questo paese.

Domani però si parte, abbiamo una missione: dobbiamo arrivare a Gandom Beryan.

Esfahan-1-3 le bellissime ragazze iraniane le bellissime ragazze iraniane

ragazze iraniane

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