5 SETTEMBRE
Ci svegliamo alle 5:00,
cosa dobbiamo fare oggi???
Ah, sì…………tentare di tornare a casa!!…..
Salutiamo (leggasi: arrivederci!) Aleppo che, insieme a Damasco, si contende il primato di città più lungamente popolate del pianeta terra.
Allora prendiamo la moto e ci facciamo tutti d’un fiato 300 km per arrivare al porto di Tartus.
Lungo la strada passiamo vicino al famoso Krack dei Cavalieri; bellissimo a giudicare dalle foto viste a Palmira fatte da una coppia di polacchi. Ma la “strizza” di non arrivare in tempo ha la meglio su di noi e filiamo via diritti verso il porto.
Lungo il percorso ogni 5 chilometri faccio il pieno di benzina; 70 centesimi al litro è troppo allettante come prezzo per noi che dobbiamo tornare in Italia.
Approposito di carburante in Siria e Giordania:
La benzina con gli ottani migliori da problemi a molte moto “moderne” prive di carburatori,
batte in testa,
io a Bucefalo ho sempre dato in pasto la benzina con gli ottani peggiori e mi è sembrato andasse anche meglio del solito…..
Negli ultimi chilometri di strada mi si affianca un pazzo autoctono (pazzo perché l’unico siriano moto-munito che abbia visto con un casco) che con la sua moto da 125cc si mette a “tirare” a fianco a me: si posiziona in assetto siluro con la testa conficcata nel manubri per necessità aerodinamiche!
Alle 10:30 siamo li di fronte al porto.
Proviamo ad entrare ma veniamo respinti,
ci dicono che è troppo presto per noi che dobbiamo imbarcarci dopo pranzo.
Ci dicono di aspettare un’ora……
Dopo un’ora proviamo un secondo assalto.
Tentano di respingerci nuovamente, io cerco di fare capire che le pratiche all’ufficio immigrazione sono un “tantino” lunghe e complicate; in corner arriva un poliziotto che parla con la persona che ci trattiene, ed in fine decidono di farci passare.
Mentre a naso cerco di capire dove si trovi l’ufficio immigrazione (all’andata mi ero scordato di accendere il gps!) inchiodiamo letteralmente di fronte ad un gabbiotto riportante l’effige “Visemar”.
Buono a sapersi, ora abbiamo ben chiaro in testa dove andare dopo aver sbrigato tutte le pratiche di emigrazione!!
Entriamo dentro l’ufficio emigrazione,
ci confermano che siamo in anticipo,
ci controllano i passaporti,
e praticamente passiamo un’ora li immobili sulle panchine!
Nel frattempo vedo un grosso tir far retromarcia e scaricare il carico dentro l’ufficio immigrazione.
È carne fresca, gregge di turisti che scende dentro il macello degli uffici siriani……
Scoprirò poi che Tartus è diventata frontiera turistica da soli pochi mesi, con il varo della Visemar one, l’unica nave turistica che attracca in questo orifizio mediorientale!
Mentre siamo li fermi, spasmodicamente tesi, pronti a saltare come locuste per poter iniziare le pratiche doganali, vediamo comparire un’“ancor woman” siriana.
A naso dico che stia li ad intervistare gli arabi che svolgono pratiche di imbarco. Vorrei riproporgli la teoria del libanese riguardante la similitudine dogana-parto (vedi sesta puntata).
Ci prova pure con me, ma quando capisce che non parlo arabo desiste (eccellente: con la maturità di questo viaggio, con la barba lunga e con la faccia che ovviamente tengo, ormai nessuno può differenziarmi da un arabo….specialmente se mi fingo muto).
Lei,
l’ancor woman è obbiettivamente “inscrutabile” ( in romanesco recita cosi: “nun se po’ vedè”).
Brutta,
“occidentalizzata”,
truccatissima,
“tirata”,
ed anonima come sono tutte le donne di spettacolo e non, che si fanno ritoccare.
La solita faccia di plastica da trans (con tutto il rispetto per i trans propriamente detti).
Non ricordo chi lo abbia detto, ma tiene proprio ragione:
“il botulino ed il silicone sono il burqa moderno delle donne occidentali”.
In quest’assurdo paradosso preferisco il burqa orientale rispetto al botulino & silicone occidentale.
Nel frattempo ci godiamo un’altra scenetta, un doganiere litiga con il capo della dogana; praticamente una di quelle parate comportamentali con urla e sbraiti, con decine di doganieri che si frappongono tra loro due e li separano.
Sarà poi questo ragazzetto che ci chiamerà a sbrigare le pratiche di reimbarco. Da dietro il vetro dello sportello lo sento dire: “Mr.!!!”
Il ragazzetto non fa in tempo a piazzare il primo punto interrogativo che io, grazie and un balzo di 5 metri, son già li di fronte a lui.
Qualche timbro qui, qualche foglio la e tiro fuori le famose 500 lire siriane a testa (vedi sesta puntata).
La tassa di uscita sarebbe 500 lire siriane a testa + 50 lire per un fantomatico francobollo mai visto poi comparire in nessun documento.
Il ragazzetto mi sorride con 16 dei suoi denti, chiede le 1000 lire, e poi, mostrando i restanti 16 denti mi dice:
“per il francobollo devi uscire dal porto per prenderlo……………………..….(Pausa di 10 secondi)…..………….ma visto che sei un my friend, dammi 4 euro ed io ti procuro il francobollo”.
Io gli do i 500 a testa, gli poggio l’unica banconota rimastami da 100 lire siriane ed il mio dollaro della fortuna (ribattezzato con questo passaggio: “della sfiga”).
Gli rigiro il portafoglio a testa in giu’, lo spalanco e gli faccio intendere che altro non ho quindi “si accontentasse”.
Si accontenta.
Andiamo all’ufficio della Visemar a fare i documenti e incontriamo un siriano-italiano che dice di aver impiegato all’andata 9 ore per entrare in Siria…
Saliamo nuovamente nel ventre della balena ed ancoriamo saldamente Bucefalo alla Visemar One e finalmente ci rilassiamo!!!
Il capitano di bordo ci guarda,
poi ci squadra,
sorride,
capisce la situazione e ci da le chiavi della cabina più grande presente sulla nave,
poi ci intima di lavarci…
Come dargli torto?
Impossibile!!!!!
Rieccoci!
Contenti, con qualche chilogrammo in meno, e con la barba del 18 agosto, quella del viaggiatore!
PRIMA, il 19 Agosto:
DOPO, il 5 Settembre:
Finalmente incontriamo due moto, 4 motociclisti:
Paolo, il più avventuroso di tutti, che si è fatto 3000 km dalla Turchia alla Siria con il monoammortizzatore “scoppiato”, usando la sola molla (!!) e (Ala)Dino, veterano di viaggi in moto:
Facciamo 4 salti nella sala comando:
Dopo venti ore di navigazione entriamo ad Alessandria che per secoli non fu solo la capitale dell’Egitto ma la Regina del Mediterraneo, il più grande porto del mondo antico!!!
Cosa vedono ora, dopo migliaia di anni, i miei occhi?: Una vera “chiavica” di mare oleoso con tanto di relitti abbandonati….
Da lontano scruto la leggendaria città di Alessiandria, delineata nelle sue forme antiche, secondo leggenda, con del grano direttamente dalle mani di Alessandro il Grande.
Questa è la città pazza che bruciò Ipazia e penso che, proprio la, sotto gli strati cittadini, vi sono le tracce di molti dei più grandi edifici dell’antichità:
Il Faro di Alessandria (una delle Sette Meraviglie del mondo antico), il Caesareum (che vide Cleopatra suicida), la grande Biblioteca di Alessandria (la più grande del mondo antico), ed il Serapeum (la presunta tomba di Alessandro il Grande).
Proprio su quest’ultimo personaggio vorrei far volgere la vostra attenzione.
Mi sembra assurdo che di Alessandro non si conosca con certezza la sepoltura:
Alessandria? La Macedonia? L’Oasi di Siwa? Venezia?
Tutte teorie……
La sorte mi sembra sia stata troppo ironica con l’uomo a mio avviso più importante dell’antichità.
Importante non tanto perché “ragazzetto”, scolaro di Aristotele (!), in poco più di 10 anni ha visto e conquistato un impero immenso, ne tanto per il mito che ne è scaturito (Faraone, Dio in terra e credo l’unico uomo ad essere citato sia nella Bibbia, sia nel Corano……….e mi domando: chi era il ragazzo Alessandro??); ma Alessandro il Grande è importante per l’impronta genetica che ha dato al continente che ora definiamo Eurasiatico.
A lui ed al suo modo di assimilare culture (matrimoni misti, cessioni di satrapie, eserciti presi in loco, creazioni di nuove Alessandrie) dobbiamo la presenza di geni ellenici in tutto l’oriente. Lui non ha solo modellato il territorio, gli stati e le culture, lui ha modellato i geni di questi popoli!
I volti europei che vediamo ora in queste terre di mezzo asiatiche (molti degli innumerevoli stati che finiscono genericamente in “istan”) sono anche dovuti al suo modo di vedere il mondo!
Scusate, torno in me……..e fermi al porto faccio una dello poche foto che “darebbero” senso all’essermi portato per migliaia di chilometri di viaggio mezzo kg di obiettivo (70-300); e dal ponte della nave, posti a circa 25 metri di distanza, sparo sotto una fotografia a questo soldato egiziano:
6 SETTEMBRE
ad Alessandria si imbarca un’altra moto con Andrea e sua moglie:
un mese,
7000 km in Egitto,
per buona parte piste…..
Me ne invaghisco immediatamente fino ad innamorami di loro quando li vedrò cenare con due vecchietti danesi!
Li conoscerò troppo tardi ed immediatamente Andrea verserà il sacco, ammettendo di essere malato………………….malato di viaggi in moto.
Ci racconterà degli aneddoti di viaggio, suoi e di altri, bellissimi, 3 per tutti:
1.
Qualche anno fa si sono fatti uno sterratone in compagnia di un’altra moto per andare a Palmira; li ferma una camionetta armata e gli chiede se debbono andar a Fallujah,….. “Fallujah??? ” dicon loro, “noi dobbiamo andare a Palmira!!”.
La risposta è stata: “bhe vi siete persi perché ora vi trovate in Iraq! “.
Credo uno sia svenuto, l’altro se la sia fatta addosso……
In piena crisi e senza benzina hanno temuto per il peggio….
La storia finirà con una tanica di combustibile offerto ai viandanti in cambio di foto scattate con moto e camionetta.
2.
Sempre tempo addietro si trovavano in Libano,
situazione politica instabile,
imboccano uno sterratone,
li ferma un uomo che scarica in aria tutti i proiettili della pistola.
Anche questa volta uno sviene l’altro se la fa addosso….
Scopriranno dopo che era il suo modo di accogliere gli stranieri…….
3.
Non ricordo dove, di certo in una zona dispersa in prossimità del pianeta terra,
incontrano per strada un viandante di Valencia intento nel cercar di ammaestrare il suo asinello.
Praticamente in viaggio con la sua scassata automobile, il ragazzo aveva barattato in loco il mezzo meccanico per l’animale, ed ora si stava ponendo la questione di come accudirlo.
La sua missione?
Percorrere a dorso di asino la strada per rientrare in Spagna.
Tempo da lui stimato?:
1 anno………..
Io sono uno che in moto ama fare un dato tipo di viaggi e nel mio caso i motociclisti con cui posso partire si possono contare sul palmo di una mano a cui hanno amputato 3 dita…….
Bhe io un’eccezione la farei e con lui ci partirei in viaggio!!!
Eccoli:
Noi vogliamo, dobbiamo, volevamo,…………oramai non ci capisco più niente, “appendere la moto al chiodo” dopo questo viaggio!
Ma Andrea parla e racconta,
è la possessione del viaggiatore!
Andrea parla e racconta…
ed in un atto di totale intesa, io ed Alessia ci guardiamo negli occhi…..
Occhi che bruciano di viaggio!
Occhi pazzi di bambini curiosi!
Il chiodo sembra farsi terracotta e sgretolarsi…
Ecco l’ultimo tramonto di questo bel naufragio in terra orientale (a mio avviso molto zoroastriano nelle forme)
9 SETTEMBRE
sbarchiamo a Venezia,
abbiamo una sola cosa in mente,
e per tornare questa volta facciamo l’adriatica,
dobbiamo prendere la via Salaria dalla parte opposta dell’Appennino per poter riprendere in montagna nostra figlia che non ci vede da un mese!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
eccola il 9 settembre
Passiamo due giorni in decompressione a 1200 metri slm nella camera iperbarica della montagna appenninica.
12 SETTEMBRE
Torniamo a casa!
Vale quanto dicono le RockstarS:
“i soldi ed il successo non ci hanno cambiato, siamo rimasti i semplici ragazzi di un tempo”
vale lo stesso per questo viaggio……..
Ora mancano solo i ringraziamenti, le considerazioni finali ed un epilogo ad hoc!
RINGRAZIAMENTI
[Essendo questa parte autoreferenziale, suggerisco per chi si annoia, di andare a leggere le considerazioni finali e/o l’epilogo….]Per il tempo investito nella scrittura di questo report devo sostanzialmente ringraziare 4 eventi:
del tempo rubato qua e la, alcune “penniche” pomeridiane di fine settimana di mia figlia,
ma principalmente: la malattia di un giorno di influenza, e due giorni di lombo-sciatalgia passati a letto.
Per quest’ultimo evento il dottore mi ha detto di stare a letto (altro non potevo fare) e di tenere le gambe sollevate o piegate, poi il portatile si è poggiato sopra con molta naturalezza ed il resto è venuto da se…………..
Bucefalo (XRV750):
Africa Twin,
classe 1997,
4 peripli della terra all’attivo e quasi 170.000 km di vita percorsa.
Così mi immagino fosse nell’antichità Bucefalo:
non un cavallo di razza, ne uno da corsa,
ma una nero ed imponente cavallo da battaglia!
L’Africa Twin infatti è la sua nemesi metallica.
Grazie!!!
Alessia:
Alla mia compagna non solo di viaggio.
Ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti finalmente a partire insieme!!!!!
Grazie di esserti riuscita ad adattare alle bettole in cui ti ho portato!!!!
Sinceramene mi hai stupito, una vera viaggiatrice…….
I 4 Nonni di Asia:
Grazie tantissime a loro per averla tenuta felice e sorridente per tutto il mese in cui siamo mancati.
Asia:
Nonni:“Dove si trovano ora papà e mamma?”
A.: “papàààà….mmammma….lavoro…brummm, brummmmm……”
Aspettando il giorno che capisca a pieno cosa è accaduto e non si arrabbi per averle falsamente detto che stavamo a lavoro, vorrei ringraziarla per averci comunque indirettamente dato la possibilità di partire!! E poi comunque ci deve il viaggio della vita che non abbiamo mai più fatto……
William Dalrymple:
Mi sono fatto accompagnare dal tuo libro “Dalla montagna Sacra” a cui devo non poco per la mia attuale percezione del Cristianesimo in oriente.
Leggetelo!
Moro:
Grazie di esistere ed essere sopravvissuto… pure la Dengue ti ha schifato!!
Fossi in te rifletterei su questo…..
Triplo:
Per avergli saccheggiato il box di ricambi per la moto,
e per tutto quello che sappiamo noi 4!!!!
Max:
Grazie per il training sul cambio gomme “in loco”. Non scordo che nel cambiarle mi son ritrovato con la valvola della camera d’aria in mano. Se non allora, sarebbe sicuramente accaduto poi per strade mediorientali!!!!
Kebab della morte:
ogni parola è superflua….
Sponsor:
grazie alla Tucano Urbano e la Bertoni Eyewear. Avete reso questo viaggio indubbiamente più sicuro e confortevole! Mai i nostri occhi han visto cosi bene, mai siam stati cosi comodi.
Oh FORTUNA:
il mio plauso va a te,
grazie,
resti sempre l’”Imperatrix mundi!!!”
CONSIDERAZIONI FINALI
Prima che mi scordo:
OGNI RIFERIMENTO A COSE, LUOGHI, PERSONE ED ANIMALI È PURAMENTE VOLUTO E NON CASUALE!!!! (era una vita che volevo dire questa cosa!)
Questo è il primo report che ho scritto in vita…….e molto probabilmente sarà anche l’ultimo!!
Qualora vi abbia rubato qua e la qualche sorriso, ne sono profondamente contento.
Vorrei aggiungere che non vi è mai stato nessun tono eccessivamente polemico in quello che ho scritto, ma solo della semplice ironia a volte forse un bel po’ cinica…….
Mi scuso inoltre anche per tutte le eventuali inesattezze di questo report, non solo grammaticali ma anche storiche e religiose che in tutta sincerità non rientrano nei campi di mio diretto interesse.
Qualora ne troviate, comunicatelo, provvederò a sanare gli errori.
Non posso negare due eventi importati correlate a questa scrittura:
1. Chi lo avrebbe detto?: L’essermi indubbiamente divertito come un bambino nel farlo
(tutti vorrebbero parlare per come si scrive….me compreso!; io invece so fare, con molta naturalezza, l’opposto: scrivere per come si pensa).
2. Solo ora che “ho scritto” sono riuscito a metabolizzare e vivere a pieno questo viaggio.
Perché cosi tanto in ritardo?
Perché forse il desiderio di un viaggio in moto ha bruciato troppo forte in me negli ultimi anni!
Dobbiamo ammetterlo io ed Alessia:
ad un certo punto,
ed esattamente dopo Palmira,
siamo stati sopraffati dalla stanchezza.
Non la stanchezza fisica di un viaggiare così impegnativo, ma quella mentale di chi sente di aver portato a termine ciò che si era prefissato (un brutto brutto difetto per un viaggiatore);
quella di chi manca degli affetti della propria figlia e della presenza di amici veri.
Amici di quelli che vorresti avere li per stupirti, insieme, delle cose semplici;
per divertirti, per semplificare le difficoltà quotidiane e principalmente per “condividere” il viaggio!
Quante volte in tutte le cose fatte, viste, ascoltate (ed assaggiate) abbiamo detto ad alta voce:
“se fossero stati qui i nostri amici!”.
CONSIDERAZIONI FOTOGRAFICHE:
Se ti porti una reflex in un viaggio in moto vuol dire che, o sei sprovveduto e non sai quel che fai, o senti di avere esigenze particolari a riguardo della fotografia.
Un’attrezzatura di questo tipo presuppone la sua messa in sicurezza e l’obbligo di sfruttarla al meglio,
quindi:
leva i guanti,
leva gli occhiali,
leva il casco,
apri borsa da serbatoio,
apri zaino dentro borsa da serbatoio,
prendi la reflex,
accendi e setta,
fai la tua foto.
ma dopo che lo hai fatto un paio di volte,
o capisci di essere altamente motivato, o ti affidi alla speranza e scatti.
Io appartengo al popolo della speranza!:
L’EPILOGO
L’ho già detto nella prima puntata di questo report che la nostra è una tendenza a pensare alla Cristianità come una religione occidentale, piuttosto che la fede orientale che in realtà è.
Ed ora ve lo posso almeno in parte dimostrare!!!:
Mar Musa con i suoi riti siriaci (dialetto aramaico, la lingua di Gesù),
il quartiere cristiano di Damasco,
la tomba di san Giovanni Battista dentro la moschea degli Omayyadi,
le mille minoranze cristiane di Aleppo,
San Giorgio venerato a Madaba da cristiani e mussulmani,
il biblico monte Nebo di Mosè in Giordania.
Non scordiamoci che il medioriente, per 3 lunghi secoli prima dell’avvento dell’Islam, è stato interamente Cristiano. Non fraintendetemi, cosi dicendo non voglio togliere nulla all’Islam.
Se ammetto la possibilità che l’arcangelo Gabriele abbia annunciato la venuta di Gesù Cristo allora, a rigor di sola logica, devo ammettere che lo stesso angelo possa aver rivelato a Maometto il Corano!
In un presunto pantheon personale, e per gli innumerevoli punti di unione che hanno Cristianesimo e Islam, vedo queste due religioni monoteistiche come sorelle e mi domando, come farebbe un bambino, perché si debba morire per guerre di religione.
Perché??!!
Sono personalmente convinto (presupponendo che l’occidente sia nato fortunosamente nel luogo giusto) che, qualora Gesù Cristo torni in terra, potrebbe redarguire di una sola cosa i fratelli mussulmani:
semplicemente di mal pronunciare il nome di Dio.
Qualora fossimo noi ad essere nati nel posto sbagliato, credo che Allah potrebbe dire la stessa cosa dei Cristiani.
Il figliol prodigo non è il mussulmano devoto che vive da uomo “giusto” secondo i precetti universali (del cristianesimo): io credo che a lui possa spettare il paradiso dei cristiani!
Il figliol prodigo sono invece tutti i cristiani che fanno una professione di fede e vivono in terra come delle bestie.
Huxley diceva che “semplificare è un po’ mistificare”…..….e non voglio di certo ridurre la gnosi di millenni a “4 frasette” semplici come quelle appena riportate; ma ritengo che proprio nei paradigmi citati risieda il nodo gordiano della questione.
Ok,
ora tutti,
Cristiani e Mussulmani (per una volta insieme), ogni minoranze religiosa, atei e agnostici,
potete riversare sassi, anatemi e scomuniche su di me!
Torniamo per l’ultima volta in questo viaggio a noi:
Abbiamo visto partire Giovanni Mosco e Sofronio il Sofista, con bastoni nelle mani, dal Monastero di San Teodosio verso un viaggio incredibile nel medioriente cristiano (vedi prima puntata).
Li ritroviamo ora nell’entroterra Egiziano, nell’Osasi di kharga al confine del mondo bizantino.
Qui si concluse il loro viaggio e qui vi restarono sin quando i persiani conquistarono la città di Alessandria. I due ebbero giusto il tempo di imbarcarsi sull’ultima galera che riuscì a fuggire da questa città assediata. Un anno dopo i due pellegrini trovarono finalmente scampo dentro le grandi mura di Costantinopoli.
La, prima che la morte lo sfinisse nel 619, Giovanni Mosco, grazie al periplo del loro viaggio, racchiuse nel “Prato spirituale” tutta la sapienza dei padri del deserto e dei mistici d’Oriente (è una frase d’effetto che l’editore mi ha chiesto per il finale…..in realtà è una curiosa raccolta di aneddoti monastici di viaggio).
Sofronio, futuro patriarca di Gerusalemme, vide andare in frantumi la metà orientale del mondo bizantino e nel 638 consegnò, tra le lacrime, le chiavi di questa città al Califfo Omar entrato a cavallo di un cammello bianco. Per questo motivo morì di crepacuore pochi mesi dopo.
I nostri due pellegrini videro l’inizio della fine del medioriente cristiano;
noi tutti, ora, stiamo vedendo la fine di questo processo iniziato più di millequattrocento anni fa.
Vi lascio con la dedica con cui inizia il “Prato Spirituale” di Giovanni Mosco,
è per voi!:
“A mio avviso i prati in primavera offrono uno spettacolo particolarmente gradevole.
Una parte del prato rosseggia di rosa;
in altri punti dominano i gigli;
in altri risplendono le violette, simili alla porpora dell’Imperatore.
Pensa a questo mio libro in un modo simile, Sofronio, mio fedele e religioso figlio.
Tra i santi i monaci e gli eremiti dell’Impero ho raccolto i fiori più belli di un prato religioso e li ho intrecciati in una corona che ora offro a te, fedelissimo figlio:
e attraverso te, al mondo intero…..”
dedico questa storia di viaggio a Fabrizio e Daniela
far di un’idea un mondo,
Testo e foto di AdrianonairdA (Africacybermetica)