Settima ed ultima puntata: Dogubayazit, Ulu Pamir, Safranbolu, Istanbul, Italia.
Dogubayazit / Ulu Pamir / Safranbolu
Questo dannato mal di testa preme che fa un male cane. Mammamia… ma come siamo messi? Ieri abbiamo bevuto appena 2 Efes a testa e siamo ridotti uno straccio. I 25 giorni di forzata astinenza alcolica iraniana si fanno sentire, siamo fuori allenamento!
Ripartiamo da Dogubayazit diretti verso il Kirghizistan, cioè ad un pezzo di Kirghizistan in Turchia: Ulu Pamir.
Proviamo ad arrivarci da Nord tramite strade alternative. Ma ci risulta difficilissimo perchè spesso le strade si perdono e finiscono in villaggi remoti, altre volte ci perdiamo noi e quando chiediamo informazioni non riusciamo veramente a capire nulla dei suggerimenti e delle indicazioni che ci danno i locali. Tutti questi chilometri e siamo quasi senza benzina. L’unico benzinaio incontrato vendeva solo gasolio, e quando gli abbiamo chiesto perchè solo gasolio e non la benzina, lui giustamente ci ha risposto: “Ma te sei girato attorno, cioè non hai visto che qui c’avemo solo li trattori? Secondo te a chi la venno la benza?”.
Come dargli torto.
Per fortuna riusciamo a comprare della benzina a casa di un tizio di cui non ricordo il nome.
Riprendiamo la strada e risalendo il lago di Van arriviamo ormai che è pranzo nel villaggio di Ulu Pamir.
un pezzo di Kirghizistan in Turchia
Ulu Pamir è un pezzo di Kirghizistan isolato nell’estremo Est della Turchia. Qui vivono un migliaio di Kirghizi arrivati qui molti anni fa dopo un esodo lungo una generazione.
https://www.sporcoendurista.it/ulupamir
La Turchia non finisce più
Davanti tutta la Turchia e guardandola sulla mappa sembra infinita. Facciamo un piano per il rientro giusto per essere sicuri di non rispettarlo. Infatti non appena vediamo una strada, una gola o un villaggio che ci incuriosisce ci lasciamo portare via.
Strada tutte curve che non c’è un benzinaio nemmeno a pagarlo oro. Siamo quasi a secco e davanti ancora troppa strada. Guidiamo alla velocità media di 30km orari per risparmiare carburante, le discese ce le facciamo tutte in folle, approfittiamo della scia dei camion quando ci sorpassano, apriamo il giubbotto usandolo a mo’ di vela quando arriva una folata di vento. Ci guardiamo di nascosto dagli specchietti per vedere chi sarà il primo dei due a rimanere a piedi.
Viaggiamo allo stato brado così per giorni fino a quando il livello di schifo raggiunge i livelli di allerta nucleare. Ci siamo imbrutiti abbastanza, ora basta! La missione di oggi è lavarsi!
Puntiamo Safranbolu di cui conosciamo già il suo bellissimo hammam. Prendiamo alloggio presso un bellissimo hotel vicino il centro e ci tuffiamo subito all’hammam che è completamente vuoto. Passiamo abbondanti 4 ore a scartavetrarci la pelle e usciamo che sembriamo normali.
Ci cambiamo addirittura le mutande, e sembra di nuovo primavera.
Istanbul
Prima di entrare ad Istanbul ci prepariamo psicologicamente al suo traffico. Agguerriti e determinati puntiamo il centro: Sultanahmet. Entriamo senza troppi problemi ( ci siamo fatti le ossa nel traffico iraniano che è molto peggio)
Prendiamo un albergo, in centro, carino, economico ma senza ascensore.
“La vostra camera è al terzo piano”.
Lasciamo le borse in reception e senza cambiarci usciamo, ci penseremo al rientro a come raggiungere il terzo piano.
Un milione di turisti per strada e quelli che erano gli angoli isolati della città ora non lo sono più. Bisogna trovarsene altri.
Fener, Balath poi la Central Istanbul. Conosciamo due strabellissime ragazze tunisine lì in vacanza con la loro supermamma ciccionissima ma simpaticissima. Approfittiamo di una laundry per lavare i vestiti sporchi ormai in avanzato stato di decomposizione e poi sul Bosforo a gustarci un tramonto bevendo una meritatissima Efes.
Istanbul? Grecia? Italia?
Lasciamo Istanbul, la Turchia, l’Asia. Rientriamo in Europa. Lasciamo l’autostrada per coccolarci tra le curve della Grecia. Il sole scende sulla strada che serpeggia tra le montagne. Io e la mia Africa Twin in equilibrio sul filo della luce ci concediamo un tango al ritmo della striscia di mezzeria con la nostra ombra. Costeggiamo il mare e ci fermiamo ad un chioschetto a bere una birretta pomeridiana. Davanti a noi uno stabilimento, gente che fa il bagno, ragazze… in bikini! Oh mio dio, oh mio dio!
Altre birre e altre ancora e si fa sera. Un polpo alla brace e un’insalata greca per cena. Un ouzo e un dolce. Poi un altro ouzo. E poi le fronde degli alberi.
Il Moro e l’Afgano in fatto di moto fanno pena: Non sanno cambiare una camera d’aria, non sanno regolare il minimo, non sanno dove sta un carburatore, non sanno nemmeno controllare il livello dell’olio.
Però una cosa la sanno fare, e bene. Festeggiare.
Il nostro viaggio si conclude così, bruciando la nostra memoria breve in ouzo e birre greche. Ci imbarchiamo ad Igoumeniza che nessuno dei due ricorda come.
In Ancona ci aspetta Palì, che come una brava mamma ci fa trovare un piatto di pasta e una bottiglia di vino rosso. Miglior rientro non si poteva immaginare.
FINE.
Complimenti.
Grazie!!!!