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Intro

Non avevo mai avvertito in passato il desiderio di viaggiare, specialmente su due ruote.
Dopo aver acquistato poco più di un anno fa la mia prima moto però la musica è cambiata…complice anche la frequentazione di brutte compagnie ho stabilito un punto fermo. La prossima vacanza mia e di Alessandra (la fidanzata) doveva essere con la fida Africa Twin!

La scelta della meta è stata sicuramente la fase più travagliata della preparazione del viaggio.
L’idea iniziale era quella di andare in Provenza ma, quando il programma era ormai pronto, la mia dolce metà si è tirata indietro terrorizzata dai 400km che ci separano dalla frontiera francese. Dopo aver fatto il bambino offeso e taciturno per qualche giorno abbiamo iniziato a pensare a delle alternative:
“Perchè non andiamo in Croazia?” Bene! Perfetto! Croazia IN MOTO! “No ma io dicevo in macchina…” Ok, allora no.
“Potremmo tornare in montagna, come l’anno scorso!” Sì, grande! Trentino in moto, mi piace! “Nooo, dicevo in macchina” Allora nisba!
“Se proprio vuoi andare in moto potremmo andare in un agriturismo in Maremma…” Eh no, in Maremma in moto NO! E’ ad un’ora da casa, piuttosto ci si va in macchina…
Insomma dopo una serie di battibecchi e tirate di capelli è uscita questa magica parolina: “COR-SI-CA!” …Corsica, perchè no!
La fase di programmazione dell’itinerario da seguire è stata facile e veloce grazie alla consultazione di un paio di guide, di qualche report e all’aiuto degli Sporchi, 3_g in particolare.
Il tempo rimanente è stato tutto dedicato alla preparazione della moto; l’ho rivoltata da capo a piedi per due volte: la prima per fare le normali operazioni di tagliando e la seconda perchè, una volta rimontato tutto avevo paura di non aver fatto le cose nel modo giusto. Capite bene che, se qualcosa durante la vacanza fosse andato storto per colpa della moto, ci avrei rimesso la pelle, e non solo.

Chi ben comincia è a metà dell’opera

E’ una settimana che piove…sembra di essere ad ottobre anzichè alla fine di luglio. Continuo a guardare il meteo minuto per minuto per capire cosa farà il tempo Domenica mattina, giorno della partenza. L’ultimo verdetto è il classico “Pioggia e Schiarite”. Vabè, è ora di andare!
Lasciamo Firenze alle 6 per imboccare la FI-PI-LI, il cielo per ora è chiaro e il traghetto ci aspetta! Passando davanti al posto di lavoro dell’Ale non manchiamo di intonare il classico pernacchione a tutti i suoi colleghi: “Lavoratoooriiii…prrr”
…la collera dei colleghi ci ha rincorso sotto forma di nuvolona nera per tutta la superstrada raggiungendoci a tradimento pochi km prima di Livorno dandoci una bella lavatina per lezione.
Arrivati al porto mi metto in fila con le auto che devono imbarcarsi ma una paio di scooter ci sverniciano ricordandoci che siamo ancora in Italia e con la moto le file non si rispettano! Meglio così, almeno dentro la nave non piove…
Gli operatori della Corsica Ferries ci fanno mettere la moto su una fiancata della nave e la iniziano a legare con delle corde: “C’è mare! Oggi si balla!”
A penzoloni dalle fiancate del traghetto, delle grosse catene rugginose provviste di uncino andavano a strusciare precise sulle carene dell’Africa: “No, no amico. Catene cieche, tranquillo”. Bho, le catene saranno cieche (?!?) ma siccome la sfiga ci vede benissimo ho insistito per farle spostare.

La nave salpa in orario e ben presto comincia a dondolare e a saltellare sulle onde. Vedo che l’Ale inizia ad avere il suo classico sguardo serio, quello che ha quando qualcosa non va come dovrebbe…intanto nella sala parte la corsa al bagno di chi ha il mal di mare: “eheh, bhe dai…almeno non saremo i primi a vomitare”– non faccio in tempo a finire la frase che anche lei s’era unita al gruppo. Ci spostiamo nel punto più centrale della nave ma la situazione non migliora molto; in un modo o nell’altro arriviamo, un pò stremati, al porto di Bastia dove, per fortuna, ad accoglierci c’è uno splendido sole.
Qui la costa è riparata dal vento e una piccola spiaggettina ci offre un bel punto per mangiare la nostra insalata di riso e riposarsi un attimino.

 

Nel primo pomeriggio risaliamo in sella per avvicinarsi alla nostra prima meta, Corte.
Percorrendo la N193 superiamo l’abitato di Ponte Leccia e poi, visto che siamo in perfetto orario, decido di allungare un pò il giro andando a percorrere la bellissima strada della Scala di Santa Regina; ritornando sui nostri passi una piccola lapide a bordo strada mi ricorda di portare rispetto a questo luogo perchè siamo in una delle cattedrali sacre dei rallye, sulla tragica prova speciale del Col dell’Ominanda (gli appassionati ricorderanno il Tour de Corse ’86).

Arriviamo a Corte dove ho prenotato per la notte un minuscolo monolocale. La chiave si trova in una cassetta di sicurezza della quale ho il codice. Lo inserisco ed et-voilà -O.P.E.N.- ma la cassetta non si apre. Dopo diversi tentativi inizio a perdere la pazienza e con le maniere forti riusciamo finalmente ad aprilra.
Immaginate la nostra delusione quando scopriamo che dentro la chiave NON C’E’! Cerchiamo inutilmente di metterci in contatto con il proprietario dell’appartamento ma risponde sempre la segreteria telefonica. Una coppia di francesi, mossa da compassione, ci ha gentilmente aiutato a contattare una serie di numeri e come per magia è apparso un omino con la nostra attesissima chiave.

Andiamo nel centro di Corte per trovare qualcosa da mangiare; optiamo per una specie di pub che fa anche da ristorantino e assaggiamo subito un misto dei famosi affettati locali. Buoni, ma niente di eccezionale…bisognerebbe fargli assaggiare un pò di Finocchiona di quella bona a questi Corsi.
Case perfettamente ristrutturate e dai colori sgargianti si alternano a ruderi con l’intonaco che cade a pezzi.

Girelliamo un pò per la città ma ormai è quasi tutto chiuso

Alle finestre bandiere corse e rappresentanti un cecchino in assetto da guerriglia ci ricordano che la voglia di indipendenza è ancora ben viva in parte della popolazione.

Il gatto indipendentista ci osserva di nascosto mentre torniamo alla nostra stanzetta per passare la notte e porre fine al nostro primo, movimentato, giorno di vacanza.

Meteo Variabile

Prima di riprendere la N193 in direzione Ajaccio, mi sembrava doveroso visitare le Gorges Restonica con il suo omonimo torrente. Davanti agli occhi ci si apre una strada meravigliosa, tutta a strapiombo su questa profondissima gola. La vegetazione ai bordi cambiava man mano che si saliva di quota: dalla macchia mediterranea si arrivava ai maestosi abeti e il tipico sottobosco da alta montagna.

Ogni curva, ogni angolo, regalavano scorci magnifici sulle cristalline acque del ruscello.

Troviamo un punto facilmente accessibile per scendere giù e rilassarsi godendosi l’assoluto silenzio spezzato solo dallo sgorgare dell’acqua.

sarei rimasto delle ore appoggiato su una roccia con i piedi a sguazzo nella gelida acqua ma era già l’ora di ripartire verso il Capoluogo dell’isola.

La ormai familiare N193 diventa subito interessante nel tratto che lascia Corte e si avvicina a Vizzavona. Asfalto liscio, sede stradale larghissima e panorami mozzafiato ci accompagnano fino al Passo di Vizzavona… purtroppo delle minacciose nuvole nere non ci lasciano effettuare molte soste ma, anzi, ci suggeriscono di scendere di corsa verso Ajaccio.

Riusciamo a non bagnarci per miracolo ed arrivati in prossimità della città il meteo è di nuovo bello e sereno. Nella brutta periferia che separa il centro abitato dalle montagne troviamo un parco dove lasciare l’africa e fare il nostro solito pranzo al sacco. Al momento di andar via scopriamo che era il giardino privato di una casa di riposo per anziani, bhe l’ideale per il relax che stavamo cercando.

Alessandra durante l’attraversamento delle vie di Ajaccio in moto stava già studiando tutte le stradine e le bancarelle, tant’è che appena scendiamo sembrava fosse a casa sua. Le concedo una prima sessione di shopping, dai, se l’è meritata. Andiamo giù fino al porto e a visitare la cittadella antica. Il tempo dedicato ad Ajaccio è stato davvero poco, ma ci ha dato una buona impressione…pensavo fosse più caotica come città ma invece la zona dove avevamo l’albergo è risultata tranquilla e carina.

Per cena avevo programmato un pic-nic davanti alle famose Isole Sanguinarie; avevo appena parlato di una città tranquilla? Ecco, mi rimangio tutto…restiamo imbottigliati in una ressa di gente in coda con le macchine per raggiungere i locali più “in” della Ajaccio “bene”. Dopo 35min per fare 12 miseri km arriviamo alla Punta della Parata di fronte alle isole ma scopro che il sole tramontava tutto da un’altra parte e siccome ero andato fin lì praticamente solo per quello, facciamo una piccola deviazione affacciandosi sul promontorio opposto.

Finalmente il meteo variabile ci è amico regalando a noi e agli altri spettatori un tramonto splendido, con i raggi del sole che giocavano a nascondino assieme alle nubi.

Il sole è ormai sotto l’orizzonte ma spostandomi un pò si trovano ancora tanti scorci interessanti.

Ormai non c’è più luce e iniziamo ad accusare la stenchezza della giornata in moto. Un ultimissimo sforzo ci porta di fronte alle Iles Sanguinaries, meta originaria della trasferta.

Il cielo sempre più cupo e le prime gocce d’acqua ci fanno fare immediatamente dietro-front per andare ad infilarci nel nostro meritato lettino.

Les Calanques

La mattina del 3° giorno un’ aria fresca e pungente ci sveglia di buon ora. Il cielo è limpido, la notte ha piovuto e le nubi si sono totalmente dileguate. Finalmente, per la prima volta, possiamo mettere in borsa gli impermeabili e partire senza il timore della pioggia. Tiriamo fuori l’Africa dal suo bel garage e partiamo imboccando la D81 in direzione Porto. Il traffico è molto intenso e si procede a rilento su per i tornanti dell’entroterra. L’idea era quella di fermarci a visitare alcuni dei paesini che si affacciano sulla costa ma l’affollamento di turisti e il mare non invitante poichè ancora agitato ci hanno fatto cambiare idea. Andiamo direttamente verso Porto, luogo dove abbiamo prenotato il prossimo albergo.
Arrivati a Piana, davanti a noi si apre uno scenario bellissimo: la D81 attraversa i famosi calanchi, formazioni rocciose dalle forme più strane e i colori che variano dal giallo ocra al rosso intenso, pompeiano oserei dire!

Scendiamo in paese e ci sistemiamo in camera. Subito dopo esploriamo la rocca con la torre genovese e ammiriamo le pareti rocciose che sovrastano il golfo.

Visto che intorno non c’è nulla decidiamo di tornare a cercare un posto per mangiare a Piana, una scusa come un’altra per ripassare sulla strada percorsa qualche ora prima.

Anche a Piana non troviamo nulla che ci soddisfa per mangiare, abbiamo gusti troppo raffinati per abbassarci ad andare in uno di quei carissimi ristoranti e allora ripieghiamo su un più lussuoso supermarket. La bella terrazza del nostro brutto albergo è perfetta per una cenetta romantica con vista sul mare al tramonto.

Ancora una volta le nuvole che scendevano velocemente dalle vette situate alle spalle di Porto ci hanno regalato un cielo con colori stupendi.

Una giratina per i negozietti per digerire la prelibata cena e poi a letto presto.

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